"Noi abbiamo un nuovo re..", parole e musica di Roger Federer. L'omaggio del più grande a Andy Murray, Sir Andy Murray, per seguire il pensiero del fuoriclasse di Basilea. Il britannico scavalca Djokovic nella classifica mondiale e diventa così n.1 per la prima volta in carriera. Un sorpasso atteso, figlio di una stagione da assoluto protagonista, un 2016 marchiato da una continuità invidiabile, un'ascesa favorita - di recente - dai problemi di Robo-Nole. Murray sale al trono senza porre piede in campo. La semifinale, a Parigi, non ha luogo, complice il forfait del canadese Raonic. Un piccolo "aiuto" che consente a Andy di affrontare la finale odierna in condizioni perfette.
Ad ostacolare il suo cammino, un sorprendente John Isner. La prima delle due semifinali regala un responso da stropicciarsi gli occhi. La macchina americana - servizio e dritto - gira a meraviglia e costringe alla resa Marin Cilic. Il croato - perfetto nel liquidare Djokovic nel turno precedente - perda la sua naturale aggressività, non riesce a trovare la chiave di volta contro un giocatore dai principi simili e capitola così in due rapidi set.
Per Isner - un ottimo cammino, con il successo su Ferrer al secondo turno e la battaglia ai quarti con il connazionale Sock - si tratta della prima finale in un 1000, l'occasione per superare, per la prima volta in carriera, Andy Murray. Si incrociano due poli opposti. Isner poggia le sue fortune su un servizio devastante, Murray su una ferrea tenuta in fase difensiva, sulla capacità di ribaltare lo scambio. L'arsenale di Andy è ovvimente più ricco, la gamma di soluzioni è all'apparenza illimitata. 7-0 il conto dei precedenti, due le partite nel 2016. Qualche giorno fa, a Vienna, la sfida ai quarti, sonoro 61 63 per Murray. Tre set a zero, invece, al Roland Garros.
Murray vive un periodo incredibile, basta riannodare gli ultimi mesi per capire la portata della sua impresa. Dopo la sconfitta in quarti all'US Open - con Nishikori - un filotto di successi (eccezion fatta per la caduta in Davis contro un Del Potro di lusso). A Beijing, affermazione su Dimitrov in finale, bis a Shanghai con Bautista Agut e infine ultime pennellate a Vienna con Tsonga. Qui a Parigi, un percorso alterno, qualche rischio con Verdasco all'esordio e con Berdych - a un passo dal paradiso - nei quarti. Lieve la lotta con Pouille, al secondo turno, domato in due rapidi set.
La finale è in programma sul Campo Centrale, il via alle ore 15.