"Dopo due anni ricchi di successi, vorrei ringraziare Stefan Edberg, il mio idolo d’infanzia, per aver accettato di unirsi alla mia squadra – scrive Re Roger -. È stato un sogno ad occhi aperti. Anche se era previsto che rimanesse soltanto nel 2014, Stefan è stato eccezionale e ha accettato di estendere la partnership anche durante quest’ultimo anno, che ho molto apprezzato. Mi ha insegnato tanto e la sua influenza nel mio gioco resterà. Sarà sempre parte del mio team. Severin Luthi, con il quale lavoro dal 2008, continuerà a essere il main coach e con lui ci sarà anche Ivan Ljubicic. Sia Daniel Troxler, il mio fisioterapista, e Pierre Paganini, il mio fitness trainer da tempo, resteranno nella mia squadra tecnica”.
Con questo virgolettato dal sapore di un comunicato stampa, Federer ha annunciato ieri notte la fine di una delle storie d'amore sportive più belle degli ultimi anni, quella con lo svedese Edberg, annunciando l'inizio del rapporto con Ljubicic. Improvvisa quanto difficile da commentare la scelta dell'elvetico, visto anche che in questi giorni il dibattito più importante in casa Federer sembrava essere se accettare o meno l'invito di Martina Hinghis per un doppio misto alle Olimpiadi di Rio della prossima estate.
Provando a sviscerare il comunicato di Roger e ciò che sappiamo, le ragioni di questa rottura possono essere dovute più ad Edberg che non allo svizzero. Come dice lui stesso, all'inizio del loro legame l'accordo prevedeva una collaborazione per una sola stagione tennistica ma poi, visti i risultati inaspettatamente positivi e con un po' di buon senso da entrambe le parti, hanno deciso di comune accordo di proseguire per un altro anno. Inoltre va ricordato come lo svedese, impegnato da anni nel mondo dell'imprenditoria, si sia messo in gioco come coach solo per Federer, considerato da lui il giocatore che più gli assomiglia per eleganza,serietà professionale e stile di gioco e proprio per affiancarlo in questi anni ha dovuto necessariamente trascurare il suo ruolo di direttore della società di management CASE e le molteplici attività intraprese in Svezia dopo aver appeso la racchetta al chiodo.
Guardando l'altra faccia della medaglia, la scelta di Ljubicic, ex professionista da pochi anni e da poco ex coach di Raonic, va interpretata come il volersi affiancare un amico di soli due anni più anziano per poterlo accompagnare in questi ultimi (purtroppo) tornei da professionista, non tanto per portare variazioni tecniche o tattiche in un giocatore che ha ben poco da imparare in questi ambiti.
Ad ogni modo, da appassionato di questo sport, non posso che ringraziare Edberg per averci regalato forse la più bella versione di sempre di Federer, l'esaltazione pura del suo estro e del suo genio. Perché è vero che lo svizzero ha dominato per anni il circuito nel primo decennio del 2000, ma questa versione a tutto campo, questa imprevedibilità, questa continua ricerca della rete nei momenti che contano ci hanno regalato un giocatore che oltre i trent'anni ha ancora potuto lottare contro tennisti più giovani e di conseguenza fisicamente più pronti di lui. L'unico neo della gestione dello svedese è forse il non aver portato il 18esimo slam nella sua bacheca (più per meriti di Djokovic che per demeriti suoi). Riuscirà Ljubicic a compiere questa piccola grande impresa? Al 2016 l'ardua sentenza..