Nadal 10: la nona sinfonia, qualcosa di incredibile nel tennis moderno. La più inaspettata, la più imprevedibile delle nove affermazioni a Parigi. Mai aveva faticato così tanto sulla terra, mai era arrivato così sfiduciato. Sconfitto a Montecarlo da Ferrer, sconfitto a Barcellona da Almagro, dominato in finale a Madrid da Nishikori prima che il giapponese si ritirasse. Non giocherà un tennis per palati fini, ma è sempre magicamente lì, puntuale come Natale al 25 di dicembre. In finale è uscito alla distanza, si è mangiato Djokovic su quel terreno che nel 2011 era favorevole al serbo. Un'annata che sembrava ripetersi, di nuovo l'incubo delle finali con Nole. Non a Parigi però, non a casa sua.
Djokovic 8: Intendiamoci, perdere da Rafa a Parigi è tutto fuorché disonorevole. Ma era la sua grande occasione, era in uno stato di forma divino. Poteva riprendersi il numero uno, ma non era quello l'obiettivo primario. Il Roland Garros gli sfugge ancora, proprio quando la prima pietra del castello era già stata posta. Vinto il primo set avrebbe potuto spaccare il mondo, ma si è afflosciato. Ci riproverà, fino a che l'urlo liberatorio al cielo di Parigi sarà il suo.
Federer 5: D'accordo che la terra non è la sua superficie, e che anche le sue aspettative per questo torneo non fossero elevatissime, ma da lui ci si aspetta sempre di più. Ha perso contro un Gulbis rinato, ed è un'ulteriore attenuante a suo favore. Di sicuro a Wimbledon vedremo un Roger diverso, quella è casa sua.
Wawrinka 4: Dopo Montecarlo Stan si è sciolto, un'involuzione forse comprensibile dopo essere entrato di forza nell'elite. A Madrid si è fatto rimontare dal promettente, ma acerbo, Thiem, mentre a Parigi è crollato incredibilmente al cospetto di Garcia Lopez. A Wimbledon non va oltre il secondo turno dal 2010, è atteso ad una prova di maturità. Al Roland Garros era atteso come il grande outsider, ha clamorosamente deluso le aspettative.
Murray 7: Lo scotsman sta arrivando piano piano. Asfaltato da Nadal in semifinale, si è comunque ripreso in un torneo che è sempre stato il suo tallone d'achille. L'anno scorso non partecipò per i noti problemi alla schiena che lo hanno poi costretto all'operazione. La sua schiena ha sempre fatto fatica ad assorbire lo sforzo su terra battuta. Arriverà a Wimbledon in forma, da campione in carica, da History Boy. Il bis non è poi un'utopia.
Fognini 5: Il suo livello di tennis è superiore a quello di Monfils, in maniera imbarazzante. Ma ricade sempre negli stessi errori, incomprensibile come si sia fatto risucchiare nel circo imbastito da Gael. Il tabellone gli si era aperto davanti come il Mar Rosso a Mosè, l'occasione era ghiotta. I due mesi di terra battuta che avrebbero dovuto consacrarlo si sono trasformati in un incubo. I grandi risultati sembrano sempre a portata di racchetta, ma la linea tra un buon giocatore ed un grande giocatore apparentemente non è così sottile. Ma se ce l'ha fatta Gulbis, possiamo sperare ancora.
Gulbis 8: Cavallo pazzo, ti aspettavamo. Non è mai troppo tardi, ed il lettone l'ha capito. “Prima uscivo 5 sere su 7, ora non salto più un allenamento”; la metamorfosi di un talento racchiusa in poche parole. Se l'exploit contro Federer al quinto poteva sembrare un caso isolato, la vittoria perentoria contro Berdych ha spazzato via dal campo ogni dubbio residuo. Il salto di qualità l'ha fatto, abbiamo ritrovato un campione. È sempre in tempo per farci divertire. Welcome back Ernests.
Raonic 7: Il lavoro della coppia Piatti-Ljubicic inizia a dare i suoi frutti. Non è più il classico pane e prima di servizio. Il gigante canadese ha imparato a stare in campo, a tenere il gioco da fondo. Ha dimostrato di saper giocare sulla terra, soprattutto in quei cinque set sul Chatrier contro un francese, Simon, che a Roma aveva dato filo da torcere anche a Nadal.
Dimitrov 4: Ok che Karlovic serve a 230 km/h, ma da uno come Grigor è lecito attendersi molto di più, che almeno lottasse come la sua Masha. Lontanissimo parente del semifinalista di Roma, ogni qualvolta sembra sul punto di esplodere, accade l'esatto contrario. Il talento ed il tempo sono innegabilmente dalla sua parte, ma è ora di mostrare uno straccio di continuità.
Ferrer 6: Sulla terra è sempre un cliente durissimo, un mastino. Si aspettava probabilmente di battere Rafa dopo il colpaccio di Montecarlo, ma si è lasciato asfaltare dopo aver vinto il primo set. Tolto per una volta l'elmetto da operaio ed indossato il mantello, si è specchiato con la dura realtà. Ha perso un'occasione d'oro.