Partita per esteti, puristi del tennis. Il rovescio di Gasquet, l'eleganza di Federer. Questa nell'immaginario collettivo la visione di un incontro tra Roger e Richard. Roba da intenditori, raffinati amanti della racchetta. La O2 Arena di Londra riserva invece una sorpresa amara. Perché lo spettacolo è offuscato, infarcito di errori e sguardi di dissenso. Vince Federer, che si salva, come al solito, aggrappandosi al talento, bilanciando errori in serie, con sparuti colpi di genio. Affonda Gasquet, preda di sofferenze fisiche, forse più che mentali. Stecca, ripetutamente, sparacchia malamente, sporcando un tennis abitualmente sublime per qualità e tocco. Resta quindi in corsa il treno di Basilea, dopo la sconfitta d'esordio con Djokovic. In quel match, tirato, con Nole, un Federer di fattura nettamente più pregiata. Sarà quindi la torre di Tandil, nell'ultimo incontro del girone, a determinare il futuro dell'ex n.1. L'addio al Masters, sei volte domato, o una semifinale impregnata di storia e prestigio, contro l'amico-nemico Nadal.
E dire che l'inizio dell'incontro si era tinto di colori francesi. Sei punti consecutivi per Gasquet, con Federer incapace di trattenere in campo qualsivoglia colpo proposto dal transalpino. Da lì però una serie di amnesie e il break immediato per l'allungo Federer. Gasquet che colpisce la palla e ogni volta resta come impietrito, in una smorfia di sofferenza. Lento, osserva il colpo, lontano dal campo. Lontano dalla riga di fondo. Preda dei virtuosismi del mago di Basilea che, sapiente, gioca il classico malefico drop. L'altalenante Federer concede però chance di rientro. In un perenne via-vai di errori e vincenti cede il servizio. 4-4. Potrebbe cominciare qui la partita e invece la candela della speranza francese si spegne subito. Meraviglioso il rovescio in controbalzo dell'elvetico, prima dell'ennesima pallaccia di Richard e in un attimo è 6-4.
Il secondo parziale scorre via sulla falsariga del primo. Federer conquista subito il break di vantaggio, ma appeso perennemente al filo di un tennis precario, privo di continuità, lascia continuamente aperta la porta a Gasquet, che colleziona palle-break in serie. Lì, in quei momenti, le stille di talento invadono l'oscuro palazzo londinese. Lampi accecanti nel labirinto di situazioni intricate. L'ace, il lob liftato, il passante impossibile. Vincenti da vincente. Vincenti da Federer. E Gasquet annaspa, costretto alla resa in una delle sue peggiori giornate. Finisce la fiera degli errori e degli orrori nel nono interminabile gioco, in cui Federer chiude al sesto match-point, grazie al dritto affossato in rete da Gasquet. Non un Roger indimenticabile, anzi, ma di certo ancora in corsa.