Tre mesi in Sardegna per Rolando Maran, tecnico classe '63 originario di Trento che, ora, a seguito dell'ultimo esonero che ha chiuso definitivamente la lunga esperienza con il Chievo Verona, guida il Cagliari in una stagione che ha mostrato il bello e il brutto della compagine sarda. Ha parlato il tecnico rossoblù con uno sguardo d'insieme a quella che è stata finora la sua esperienza in Sardegna e con i suoi, non più, nuovi giocatori che sembrano aver già assimilato la visione che Maran ha del calcio.
SQUADRA E SARDEGNA - "Il mio calcio è fatto di sacrificio, ma è propositivo. Il Cagliari lo sento già mio per il piglio: in campo dà tutto. E’ il frutto dell’applicazione, la base per poter costruire qualcosa. Dobbiamo migliorare in tutto, ma il miglioramento non ha inizio nè fine, deve essere il motore. Del sardo mi ha colpito il rispetto - aggiunge l'allenatore italiano con una nota di ricordo in ricorrenza della recente alluvione che ha colpito il territorio sardo, fatale per una donna di Assemini - Abitava proprio qui, a pochi chilometri dal centro sportivo. Siamo ancora tutti sconvolti e addolorati".
CAGLIARI - "Più che i numeri o la classifica, preferisco analizzare il percorso di crescita e la squadra è cresciuta nel suo essere squadra e nell'interpretazione delle partite. Le sensazioni provate appena arrivato oggi sono certezze. Sento sempre più forte il senso di appartenenza e sento questi colori addosso. Il Cagliari ti fa reincarnare, ti immerge nel suo modo di essere. Penso che, a mio parere, il Cagliari sia l'occasione giusta che cercavo per crescere. Una piazza prestigiosa, di grande fascino, con compagni di viaggio ideali e un presidente ambizioso".
CHI SORPRENDE - "Srna e Padoin hanno sorpreso perché sono quelli che hanno vinto di più in questa squadra: l'umiltà e l'entusiasmo che hanno ogni giorno sono da esempio. Così come lo è il capitano Dessena".
CASTRO - "Ha iniziato con qualche problemino fisico e la sua condizione doveva crescere. In effetti col Bologna ha giocato una partita sopra le righe. Sono contento, so quanto vuole dare e ci stava soffrendo".
SAU E FARIAS - "Non credo sia un problema il loro recente mancato feeling con il gol. Potrebbe diventarlo se lo fosse per loro. Danno alla squadra quello che serve, poi è chiaro che per un attaccante il gol è importante".
BARELLA - "Ho visto il match disputato con la Nazionale contro l'Ucraina e, sì, ho rivisto lo stesso Barella che vedo al Cagliari. Questo è un motivo d'orgoglio per me che lo alleno, per i compagni, per i tifosi e per il presidente che ha fatto di tutto per trattenerlo".
PAVOLETTI - "Sono sincero quando dico che mi dispiace non vedere tra i convocati di Mancini un giocatore come Pavoletti, soprattutto in questo momento in cui c'è bisogno di attaccanti e lui in Italia è tra i più forti".
OBIETTIVO CLASSIFICA - "Premesso che dobbiamo sempre ricordarci da dove siamo partiti, il nostro è un percorso di crescita, poi non so dove questo ci porterà. So molto bene, però, quanto valore ha la salvezza. Il che non significa limitarci o non voler stupire tutti, anzi".