Siamo ormai abituati alle vulcaniche interviste di Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli ormai presenza fisse nelle emittenti radiofoniche e televisive italiane. Più arduo ascoltare il presidente su temi lontani dai suoi azzurri, anche se proprio questa mattina tale rarità s'è concretizzata. Intervenuto ufficialmente in conferenza stampa, De Laurentiis ha parlato da nuovo presidente della società pugliese: "Quando mi hanno informato del Bari ero in ritiro a Dimaro con la squadra, volevo vivere tutte le fasi del Napoli di Ancelotti. Mi ha chiamato il sindaco, non abbiamo avuto un rapporto semplice. Ho detto che era inadeguato. Ho provato a chiamarlo per ore, senza ricevere risposta. Dopo ci siamo parlati, ci siamo trovati e ho detto che non posso fare una commistione tra Napoli e Bari. Il Bari ha la sua storia, rappresenta un territorio che ho sempre amato. Napoli ha altra storia e rappresenta un'altra terra che amo. Noi siamo insieme ai tifosi, anche se poi negli ultimi venti anni i sostenitori si sono allargati perché ci sono quelli da stadio normale e quelli da stadio virtuale. Cioè quello che vede le gare in tv, in rete. Noi dobbiamo essere vicini a tutti loro, rispettando le tifoserie e rappresentando i club".

Continua, De Laurentiis:"Dovete stare tranquilli, il Bari non sarà mai un'appendice del Napoli. Per fugare questo problema, ho convinto in due giorni mio figlio Luigi - oggi a Londra perché ha inaugurato un negozio con i nostri gelati targati Fendi - a interessarsi del Bari. Lui non s'è mai interessato al calcio. La famiglia De Laurentiis ci mette la faccia, non so quante cordate interessate hanno messo la faccia in prima persona".

Dopo la parole di presentazione, il nuovo proprietario ha parlato del progetto tecnico: "Questa mattina alle 6.45 ho cominciato a parlare con Giuntoli. Ho già trovato il nome per il vivaio, che è Filippo Galli, che viene dal Milan. Credo che noi ci metteremo tutta la nostra cultura acquisita per fare il massimo del massimo, ma bisogna partire dal concetto che Napoli e Bari sono due situazioni diverse. Da rispettare ugualmente per fare bene. Non si possono unire le vicende, questa è un'abitudine tutta italiana. Quando ho pensato al Bari, visto che sono stato sempre un sostenitore del sud ma non per fare la guerra al nord, ho pensato che sono solo fregnacce quelle legate alla mancata ricchezza del sud". E su Reja: "Se lavorerà con me? Sì e no. Gli avevo chiesto di darmi una mano con il settore giovanile del Napoli. Gli ho chiesto di allenare il Bari, ma non vorrebbe più allenare. Ci risentiremo oggi. In caso, però, ho già delle alternative".

Inevitabile, un'analisi sui prossimi tre anni di lavoro: "Credo molto in me stesso e non parlo mai di budget. Se c'è necessità, il budget può sempre essere implementato. Da Napoli mi hanno fatto i complimenti, il cellulare è esploso. Non sono mai andato fuori budget. Sono l'unico presidente al mondo a farsi cedere i diritti di immagine. Sapete che in Serie D c'è un limite agli stipendi, con i diritti d'immagine possiamo incrementare e convincere i calciatori più importanti a venire da noi. Amo questa terra e questa città, ci ho girato anche dei film. Vorrei creare una sorta di squadra del sud, per poter essere utile a questi territori. Il ritorno personale non deve essere il primo risultato. Il sud ha una grossa potenzialità inespressa".

In ultimo, una chiosa sul sogno di riportare il Bari in A: "Bisogna lavorare per riportare il Bari in Serie A, ma non secondo le solite regole, bisogna cercare di rivoluzionarle. Bisogna provare a utilizzare una visione di calcio moderna, che possa coinvolgere i più e i meno abbienti. Ho pensato di prendere una squadra all'estero, poi mi sono detto: 'Perché non fare una squadra del sud?'. Ho il Napoli, con un'altra formazione si concretizzerebbe il percorso sudista per essere utile a queste terre. In passato ho avuto la presidenza di tante società, bisogna valutare il rischio per poi mettere mano al portafogli. Il calcio nella regione della Puglia è una situazione rara, bisogna lavorare per riportarlo in Serie A non tramite il solito calcio ma c'è bisogno di visione moderna per cambiare anche le regole del gioco. Il calcio è come la 'Livella di Totò', tutti siamo accomunati da questa situazione" conclude De Laurentiis.