Ma quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, che abbiamo noi mentre guardiamo Genova...
Non tutta Genova, però. Bruno Laozi non avrà pensato certamente al derby della Lanterna prima di scrivere la sua famigerata "Genova per noi", ma parte del suo splendido capolavoro si sposa alla perfezione con l'espressione di Marco Giampaolo, il quale anche dopo il 2-0 firmato da Quagliarella appare sereno ma mai festante, sempre concentrato, sulla partita e sul futuro della sua splendida creatura chiamata Sampdoria. Quella faccia un po' così, di chi riconosce di aver creato una squadra finalmente matura ed autorevole, nelle idee come nella consapevolezza di aver probabilmente ultimato il processo di formazione richiestole nella passata stagione.
Adesso sì, lo si può affermare a voce alta, dopo il settimo sigillo stagionale: la settima meraviglia dei doriani consente al tecnico elvetico di guardare con quell'espressione un po' così, a tratti mistica ma sempre composta nonostante la vittoria, ad una formazione matura, oramai grande, capace di non accontentarsi più di risultati sporadici, di belle prestazioni ma fine a sé stesse, di una mediocrità costante.
Nei novanta e più minuti del derby di Marassi c'è tutto Giampaolo. Cinismo e pragmatismo, ma anche idee di gioco, di costruzione della manovra dalle retrovie, palla a terra, senza mai disdegnare e snaturare il proprio credo nell'intento del conseguimento del risultato. La maturità della Doria si intravede nelle minuzie, tra le pieghe di una gara che ha visto i blucerchiati dominare in lungo ed in largo, nonostante qualche sporadico e fisiologico passaggio in cui il Genoa, d'orgoglio e di pancia più che di fino, ha provato a far saltare il banco ospite. Una conduzione della gara da grande, grandissima squadra, conscia delle oggettive difficoltà che il match presentava alla vigilia, ma anche propria della possibilità di far male ai rivali.
La Sampdoria scende in campo sorniona, guardinga, in attesa di piazzare la zampata. Fa sfogare i rivali, li fa girare a vuoto con eleganza e dedizione, prima di approfittare della disattenzione che attorno a metà primo tempo consegna a Ramirez l'opportunità di sbloccare la sfida. Il gol è frutto di lotta - quella di Zapata - e di governo, lavoro di gomito e di talento: il vantaggio è l'insieme dei fattori che contribuisce alle fortune della squadra del tecnico di Bellinzona, abile nel far sposare le caratteristiche dei suoi interpreti a quelle delle sue nobili intenzioni. Le qualità fisiche del mammone colombiano messe al servizio della classe dei vari Praet, Ramirez, Quagliarella, come in occasione del raddoppio che mette fine ai sogni di gloria e di rimonta del Grifone.
La Samp conquista il derby legittimando una supremazia netta, territoriale quanto mentale, sui cugini rivali. La terza stracittadina di fila fotografa al meglio i valori in campo, quelli espressi con fermezza oramai da tempo dalla squadra di Marco Giampaolo, il cui volto però non lascia trasparire nulla, nonostante sia palese la soddisfazione e l'orgoglio nel vedere la sua creatura. Umiltà al potere. Sempre con quella faccia un po' così, quella concentrata e con lo sguardo rivolto al futuro di una squadra che non si pone più alcun limite. Mentalità da grande.