Napoli e Manchester City hanno già regalato spettacolo nel primo incrocio di due settimane fa in Inghilterra. Al San Paolo si gioca la gara di ritorno che potrebbe dire parecchio del cammino in Champions League verso la fase a eliminazione diretta di entrambe le squadre. Formazioni simili nelle idee di gioco e nei concetti che i due allenatori cercano di applicare ogni volta che azzurri e citizens scendono in campo, somiglianze che riguardano, in parte, anche i due centravanti: Mertens da una parte, Gabriel Jesus dall'altra.
Alzi la mano chi al suo arrivo a Napoli aveva immaginato a Mertens come ad un clamoroso attaccante all'interno del sistema di Maurizio Sarri. Nel caso, complimenti vivissimi. Perchè il belga per diverso tempo era stato inquadrato come uomo spacca partite dalla panchina, ma poco adatto a cominciare dal primo minuto. Terreno di caccia ideale l'esterno sinistro, dove però c'è Lorenzo Insigne, difficile da scalzare, come dimostrano le tante gare consecutive giocate dal primo minuto, di cui ormai si è quasi perso il conto. All'improvviso, poi, le circostanze quasi obbligano Sarri a piazzare Mertens in mezzo al suo tridente, completato da Insigne e Callejon.
La chimica è immediata e clamorosa, Mertens è un giocatore perfetto per questo Napoli tutto tecnica, palla a terra e occupazione quasi scientifica degli spazi. Dentro l'area di rigore non sbaglia quasi mai, cinico, spietato, terminale ideale di una manovra armonica e spettacolare. All'Etihad Mertens ha sbagliato un calcio di rigore e in generale non ha giocato una partita indimenticabile, ma i suoi movimenti alternati, sul corto per ricevere e giocare con i compagni e sul lungo per dettare il passaggio in profondità hanno dato fastidio alla coppia centrale di Guardiola. Appunti che quasi certamente Maurizio Sarri avrà preso con cura in attesa della sfida del San Paolo.
In casa City, invece, il centravanti lo avevano già prima dell'arrivo di Gabriel Jesus e si chiamava Sergio Aguero. Il Kun è uno di quei giocatori che quando sta bene fisicamente quasi sempre ti fa partire 1-0, ma è proprio la sua tenuta il punto debole. Fastidi e problemi muscolari in successione hanno convinto Guardiola a investire e non poco sul brasiliano in arrivo dal Palmeiras. Un impatto con il calcio europeo e la Premier League clamoroso. Elemento tutto meno che scontato per un ragazzo con un'esperienza calcistica limitata e una scolarizzazione calcistica avvenuta in un contesto come quello brasiliano molto diverso da quello europeo.
Eppure le doti tecniche e il senso del gol del centravanti del Brasile per i prossimi 10 anni almeno hanno convinto subito tutti, anche uno come Guardiola, molto esigente sulle caratteristiche che deve avere il suo attaccante centrale. Premier League o Champions League cambia poco per Gabriel Jesus, letale dentro l'area, come visto anche dal Napoli all'Etihad, ma pronto a farsi trovare dai compagni per una sponda o un movimento in grado di aiutare la squadra. Il brasiliano è in ballottaggio proprio con Aguero per una maglia dal primo minuto, ma la sensazione è che si farà comunque trovare pronto. Come sempre.