L’appuntamento con la prima vittoria casalinga in stagione è ancora rimandato, ma Ivan Juric può comunque ritenersi soddisfatto della prestazione dei suoi, al di là del risultato. Il Genoa esce sconfitto dal match contro il Napoli a Marassi al termine di 90 minuti intensi, in cui è successo di tutto ed è bene spezzettare l’analisi sul Grifone. L’avvio è ottimo: possesso palla sterile dei partenopei per più di due minuti, poi pressing alzato sulla trequarti offensiva con il recupero di Galabinov che serve in profondità Adel Taarabt, il quale scatta sul filo del fuorigioco e batte Pepe Reina con un diagonale praticamente perfetto. La squadra di Sarri a questo punto subisce il contraccolpo psicologico per qualche minuto, ma i padroni di casa non ne approfittano e calano di intensità; in questa fase manca molto l’apporto dei centrocampisti, in particolare di Miguel Veloso, in ombra per tutta la gara. Il portoghese dovrebbe offrire una soluzione di passaggio ai difensori ed essere colui che imposta le ripartenze, ma spesso e volentieri finisce per essere assorbito dalla mediana napoletana. Discorso simile per Andrea Bertolacci, che ha nelle corde la pressione alta, senza però ricorrere a questa caratteristica per tutto l’arco della partita; molto meglio invece Luca Rigoni, bravo a chiudere in copertura e ripartire – o perlomeno cercare di farlo – ed essere concreto in fase offensiva.
Il Napoli ribalta il punteggio grazie a due gioielli di Dries Mertens, sui quali però qualche appunto si potrebbe fare. La punizione da cui nasce l’1-1 viene concessa un po’ ingenuamente da Rossettini sui 25 metri, mentre il raddoppio – al netto dello stop fantascientifico del belga – la linea difensiva si fa trovare scoperta sul lancio lungo di Diawara – soprattutto Rossettini. Il Genoa rischia ancora su una tripla occasione per Mertens, Hamsik e Zielinski nello spazio di pochi secondi, poi però sfiora anche il pareggio con Lazovic, su cui Reina è bravo e fortunato ad opporsi con i piedi. La ripresa comincia sottotono per i padroni di casa e gli azzurri spingono, fino al 3-1 raggiunto con la sfortunata autorete di Zukanovic – autore comunque di una prova sufficiente. A questo punto il Genoa si risveglia, anche grazie agli ingressi di Omeonga, che rivitalizza il centrocampo, e di Lapadula, più ficcante di un Galabinov che si spegne via via, ed inizia un’altra partita. L’ex capitano della Primavera del Napoli Armando Izzo spinge in rete al 76’ un cross di Rigoni al termine di una azione prolungata in area di rigore azzurra e riapre i giochi quasi insperatamente. La pressione del Genoa sale e Lapadula va vicinissimo al 3-3 con un sinistro volante – assistito ancora una volta da Rigoni – qualche minuto più tardi. I padroni di casa ci credono e spingono, aprendosi al contropiede avversario – Perin si supera su un diagonale di Hysaj -, ma alla fine il Napoli addormenta la gara ed il recupero finisce senza più sussulti.
Come detto dunque, per Juric di indicazioni buone ce ne sono, come l’approccio alla partita e la reazione dopo il 3-1; di contro però c’è da lavorare molto sull’assetto difensivo, anche se il ritorno di Izzo ha sistemato diverse lacune, ed anche a livello di centrocampo il tecnico croato ha qualcosa da sistemare. Lazovic e Laxalt sugli esterni sono mancati, soprattutto l’uruguaiano – che si è visto solo a sprazzi - solito a spingere molto sulla sinistra, mentre davanti Taarabt è stato uno dei migliori, per dedizione ed impegno, con Galabinov invece che si spegne dopo l’assist per l’1-0 momentaneo e sparisce dal match – sostituito poi da un buon Lapadula.