La mente ed il braccio. Raul Albiol nel ruolo dell'attore non protagonista, quello navigato, esperto, che apparentemente si muove in secondo piano, ma che al contempo rappresenta il cardine, la stella polare da seguire, sposta i fili e tesse la linea difensiva azzurra, gestisce e coordina movimenti, letture, chiusure. Dall'altra Kalidou Koulibaly, protagonista che sembra aver intrapreso la strada verso l'Oscar del ruolo, che impara giorno dopo giorno a perfezionare, limare e curare ogni minimo dettaglio del suo fare, inizialmente irruento ed impetuoso, spesso sfrenato, adesso molto più ragionato, preciso, sicuro, maturo, oculato.

Il segreto del Napoli di Maurizio Sarri, quello vincente da dieci partite di fila tra campionato scorso ed attuale ed imbattuto da poco meno del doppio (17 partite da quello 0-2 casalingo contro l'Atalanta), non risiede soltanto nelle giocate dei tre attaccanti, ma anche se non soprattutto nella solidità che la difesa è riuscita a dare a tutta la squadra. Il vanto, nell'ultimo periodo, non è soltanto quello di sbandierare ai quattro venti i numeri stratosferici del tridente formato da Callejon, Mertens ed Insigne, le cui prodezze si prendono le prime pagine dei giornali e quelle delle televisioni, ma altresì nel constatare che quando in campo ci sono Albiol e Koulibaly i partenopei sono imbattuti da diciannove gare. 

Affidabilità e sicurezza, conoscenza ed accettazione dei propri limiti e dei propri difetti, sacrificio ed olio di gomito nell'accettarli e nel curarli, affidandosi del tutto a quei dettami sarriani che hanno consentito alla coppia iberico-senegalese di completarsi indissolubilmente, di formare un unicum che, dopo quattro anni, sembra finalmente essere riuscito a diventare tale, persino impenetrabile talvolta. Dalle disattenzioni e dalle distrazioni alla lucidità ed alla tempestività nelle uscite, negli interventi in chiusura. Quando in campo ci sono Albiol e Koulibaly il Napoli subisce poco o nulla, meno di un gol a partita, che diventa più del doppio in assenza dell'uno o dell'altro. Motivo per il quale, probabilmente, Sarri tende ad abusare del loro utilizzo, centellinando le rotazioni difensive allo strettissimo necessario. Fiducia smodata, unita ad un pizzico di scaramanzia che non fa mai male. 

Non solo. Anche in fase di impostazione - ed ultimamente in fase realizzativa sugli sviluppi dei calci da fermo - il duo è diventato imprescindibile per il resto della squadra. Lo ha notato in primis Lucien Favre ad inizio stagione, quando nella conferenza stampa della vigilia della gara di ritorno accennò alle contromisure da adottare contro il gioco dei partenopei partendo dalla marcatura dei due centrali difensivi di Sarri, abilissimi nell'iniziare l'azione e dare il via agli schemi offensivi della mediana partenopea. Una coppia d'oro, sulla quale il tecnico toscano ed il Napoli tutto ha costruito e sta costruendo le sue fortune. Adesso, Koulibaly ed Albiol, non vogliono fermarsi e provare a confermarsi impenetrabili o quasi per tutta la durata del campionato, chissà, fino allo scudetto.