"Ringrazio la Società, la squadra ed i tifosi. Voglio condividere con tutti questo Premio e dedicarlo anche a De Laurentiis che ha avuto il coraggio di prendermi come guida tecnica del Napoli. Il mio ringraziamento è per questo splendido gruppo di calciatori che mi sta dando la sensazione di avere dentro di sè un entusiasmo straordinario. Io da bambino ero tifoso del Napoli, l'unico tifoso tra tanti amici fiorentini, e poter essere l'allenatore della mia squadra del cuore mi riempie di gioia. Ringrazio anche tutti quelli che hanno voluto assegnarmi questo premio e spero che la prossima stagione possa essere ancor più ricca di soddisfazioni per tutti i tifosi azzurri con i quali c'è grande feeling e che continuano a seguire la squadra con una passione unica".

E' un Maurizio Sarri visibilmente soddisfatto ed anche lievemente commosso quello che, a margine della consegna del Premio Bearzot nella sede del CONI, ha così commentato l'onorificenza appena ricevuta. In sua compagnia anche Aurelio De Laurentiis, che ha scortato il tecnico al palco ed ha parlato ovviamente del prosieguo della collaborazione con l'allenatore toscano: "Abbiamo fatto un po' di mercato. Non c'è nulla da raccontare. C'è tutta un'estate davanti e non possiamo sbagliare gli innesti che Maurizio reputa necessari. Finché lavoreremo bene insieme non c'è bisogno di alcuna clausola". Parole che hanno il sapore di tregua tra i due protagonisti partenopei, confermate successivamente anche dal tecnico ex Empoli che ha spostato l'attenzione sul tipo di migliorie - non facilissime - da apportare alla rosa del Napoli

"La squadra ha raggiunto un livello elevato. Prendere giocatori che possano rendere di più è economicamente folle, la speranza è che questi ragazzi, visto che alcuni sono giovani, continuino a crescere. E' l'unica strada che abbiamo: continuare a prendere talentuosi giovani da far crescere e, male che vada, lasciare inalterato il valore della squadra. Ci basiamo sul collettivo, è difficile avere certezze di migliorarla. Inserirsi ha bisogno di tempo, è normale: più organizzi una squadra e più è difficile adattarsi, non è facile, lo vedo quando arrivano i nuovi che fanno fatica prima di entrare in gruppo".

Uno sguardo, ovviamente parlando di futuro, anche alla coesistenza il prossimo anno tra Milik e lo scatenato Dries Mertens al centro dell'attacco dei partenopei: "Ero fiducioso in Mertens ma da qui a pensare che potesse fare 33 reti, anche perché l'attaccante centrale l'ha fatto da ottobre in poi, era troppo ottimistico. Ero fiducioso che potesse essere congeniale al nostro gioco ma in quel mese, dopo l'infortunio di Milik, c'è voluto del tempo. Mertens è l'espressione che un giocatore, quando è forte, è forte, a prescindere da 7-8 metri di posizione in campo. Ha trovato l'umiltà di calarsi in un ruolo nuovo, facendolo con determinazione e raccogliendo frutti straordinari. Milik? Quando devi giocare così tanto in una stagione, la convivenza è facile. Mertens e Milik possono giocare da centrali ma Dries può fare l'esterno e possono giocare insieme. Nel finale di campionato, per fortuna, non abbiamo avuto la necessità di farlo se non a Sassuolo dove Milik ci ha ripagati subito. E' un grande giocatore che ha fatto benissimo all'inizio e nel finale abbiamo fatto giocare Mertens perché ci avrebbe dato gusto se avesse vinto i cannonieri".

Ed infine, una battuta anche sul rapporto con la città, sempre più forte e coeso: “Con la città ho un rapporto particolare ed i tifosi ci sono sempre stati vicini. Anche dopo dei pareggi, il pubblico ha accettato il risultato per il gioco espresso. Credo sia un sintomo di grande cultura e questo premio lo dedico proprio a loro, considerando che non ho potuto dedicargli un altro traguardo. Il segreto di questa squadra è che si diverte, è come allenatore degli uomini che dentro sono ancora bambini". 

Fonte dichiarazioni TuttoNapoli.net