Quando nel luglio del 2013 Rafa Benitez, approdato a Napoli da circa un mese, dopo il blitz del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis a Londra, portò a Napoli su sua espressa ed insindacabile richiesta (che comprendeva l'acquisto da parte del Napoli anche di Raul Albiol e Pepe Reina) tale Josè Maria Callejon dal Real Madrid, molti tifosi azzurri storsero il naso. Lo spagnolo fu pagato la bellezza di 9 milioni di euro, un valore ritenuto eccessivo da molti addetti ai lavori, per i quali il buon Callejon era sostanzialmente solo un gregario di discreto livello in una squadra di campionissimi. Sensazione che divenne certezza per la quasi totalità dei tifosi durante un'amichevole estiva contro il Cesena, persa dal Napoli 1-0 con prestazione opaca, contornata da rigore malamente sbagliato dal nuovo numero 7 azzurro (arrivato dopo un certo Edinson Cavani). I termini "pacco" e "brocco" si sprecarono, anche se nessuno avrà mai il coraggio di ammetterlo.
Dopo quasi 4 anni, Calletì ha visto il suo valore di mercato quantomeno quadruplicarsi, e, soprattutto, è stato capace di elevare ad un livello quasi surreale il suo gioco, fatto di ritmo, scatti, sacrificio e soprattutto tanta, tanta semplicità che si traduce in incredibile efficacia: un mix che ad oggi, in Europa, solo pochi fenomeni (forse addirittura nessuno in quel ruolo e con quella continuità) dimostrano di avere. E, in questa stagione, dopo la cessione di Higuain (avvenuta a quanto pare anche per notevoli frizioni fra lo stesso centravanti argentino e Callejon), l'ex vice-CR7 sembra aver trovato un nuova, definitiva dimensione come realizzatore temibilissimo, caratteristica dimostrata già dal suo esordio in campionato in maglia azzurra contro il Bologna, e, soprattutto, assist-man eccezionale. La stessa dimensione del suo compagno di reparto Lorenzo Insigne. Callejon ad oggi, nel solo campionato, ha totalizzato la bellezza di 13 gol ed 11 assist, contribuendo quindi in prima persona ad un totale di 24 reti, nella più classica delle doppie-doppie di cestistica estrazione.
Callejón in questo campionato ha continuato ad essere l’incubo dei terzini sinistri avversari, l'uomo chiamato a chiudere l'azione dal lato opposto rispetto a quello da dove l'azione è nata e si è sviluppata, solitamente attraverso i piedi di Hamsik e soprattutto Lorenzo Insigne, vero partner in crime del numero 7 azzurro da ormai diversi anni. I gol di Callejon a valle del taglio alle spalle del difensore avversario sono ormai un vero e proprio marchio di fabbrica, e non è un caso se alcune volte si sente parlare di taglio Callejon. E non importa se l'avversario si chiami Palermo, Bologna o Juventus: la maglia azzurra numero 7 scomparirà all'improvviso dal radar del terzino avversario, che la rivedrà nuovamente solo quando, insieme al portiere, andrà a raccogliere la palla dal fondo del rete.
Ciò che spesso sorprende gli appassionati di tattica come il sottoscritto, è il QI calcistico del nativo andaluso. La sua posizione larga sulla destra spesso è un vero e proprio rompicapo per le difese avversarie, che devono costantemente scegliere il loro veleno (il famoso pick your poison americano): allargare il terzino sinistro per proteggere il taglio di Callejon lascia spesso una tasca, il cosiddetto half space, fra il centrale difensivo e il terzino. Tasca che spesso viene utilizzata da una delle mezz'ali (Allan e Zielinski giocano spesso da quel lato, vedere il gol contro l'Inter qui sotto) o, in alternativa, da Dries Mertens, più volte a segno partendo da quella specifica zona di campo. Il rapporto di Callejon con il terzino di fascia, solitamente Hysai, è sostanzialmente diverso rispetto a quello fra Insigne e (solitamente) Ghoulam: solitamente le ricezioni di Callejon palla al piede sono statiche e avvengono in una posizione di campo molto defilata, il che non consente ad Hysai, anche per caratteristiche tecniche e fisiche, di sovrapporsi con la stessa facilità di Ghoulam. Un tale tipo di ricezione potrebbe essere quindi considerato dannoso per la squadra, ma non è così. Nel sistema di Sarri, Callejon riveste un ruolo importante anche quando è "costretto" a trattare il pallone con più tocchi del solito. Il compito dello spagnolo è infatti quello di costringere la difesa avversaria a collassare sul lato destro per poter offrire alla catena sinistra la possibilità, sul successivo ribaltamento di fronte che spesso avviene, di attaccare con maggiore libertà.
Oltre alla pura intelligenza tattica, comunque una dote rara, Callejon è un maestro anche nei ripiegamenti difensivi, fondamentale in cui è largamente nella top 5 europea. Tutti questi motivi spiegano quindi perchè è così difficile per Sarri rinunciare al suo esterno offensivo e perchè la sostituzione in un futuro prossimo di Callejon potrebbe essere una bella gatta da pelare in casa Napoli.
Tutto quello di cui si è discusso sopra riguarda principalmente aspetti tecnici legati al gioco dell'ex-Espanyol di cui, un pubblico discretamente informato, era già a conoscenza. Callejón quest’anno ha però aggiunto al suo repertorio una serie di movimenti e giocate che ne hanno ancor di più elevato il valore all'interno dell'undici azzurro. Innanzitutto, anche a causa della partenza di Higuain e il successivo avvicendamento fra Milik, Gabbiadini e Mertens, tutti giocatori con caratteristiche tecniche notevolmente diverse da quelle del Pipita (ed anche fra loro), Callejon, su suggerimento di Sarri, ha iniziato a cercare una presenza maggiore tra le linee e un maggiore coinvolgimento nella fase di possesso. In molte partite ha mantenuto una posizione più stretta rispetto alle abitudini, riuscendo a servire assist ai compagni grazie alla maggiore vicinanza agli stessi. In sostanza, quindi, quest'anno Callejon (e lo dicono le statistiche) ha toccato molti più palloni del solito, e li ha toccati in zone del campo più interne rispetto ai suoi standard. Ed è soprattutto il numero così elevato di assist che ha fatto ricredere molti addetti ai lavori in merito ad una delle considerazioni che più spesso venivano fatte su Calletì: "E' bravo soprattutto con il pallone lontano dai piedi". Contro la Sampdoria, contro l'Udinese, contro il Torino (sia all'andata che al ritorno), Callejon ha dimostrato quanto sia migliorato in termini di visione di gioco e capacità di creare occasioni da rete per i compagni, servendo spesso veri e propri cioccolatini da spingere solamente alle spalle del portiere avversario.
Qui Callejon manda in gol addirittura Gabbiadini
Nell'ultima uscita contro il Toro, in occasione del primo gol si è potuto constatare anche concretamente cosa vuol dire avere Callejon in una posizione di campo più stretta e vicina alla prima punta. Stavolta è stato il numero 7 azzurro ad infilarsi nella tasca fra il centrale ed il terzino avversario su ottimo suggerimento di Allan, per poi battere a rete grazie alla sua notevolissima capacità e facilità di calcio in corsa (e non solo), una delle specialità in cui eccelle maggiormente. Callejon riesce a calciare il pallone con una coordinazione ed un tempismo perfetti, e poco importa se la palla arrivi forte e tesa oppure cada quasi in verticale in seguito ad uno spiovente o ad un rimpallo: Callejon sarà quasi sempre in grado di impattare bene il pallone e centrare lo specchio della porta.
Infine, riallacciandosi sempre al discorso del "Callejon è più forte quando la palla ce l'hanno gli altri compagni", guardare questo scambio nello stretto con Mertens potrebbe far ricredere più di qualche persona.
O magari questa discreta giocata in Coppa Italia contro la Juventus
Il contratto di Callejon a Napoli scadrà nel giugno del 2020 e, per adesso, non si è ancora parlato di rinnovo. Nel frattempo Calletì continua ad essere uno dei giocatori più importanti di questo Napoli ed uno dei migliori di questo campionato anche se, tra i migliori del campionato, è probabilmente uno di quelli di cui si parla di meno.