Il Genoa saluta Edenilson. Il laterale destro brasiliano lascia ufficialmente l'Italia e ritorna in patria, all'Internacional di Porto Alegre, squadra che non prenderà parte alla prossima Copa Libertadores. Dunque, senza il brasiliano, il Genoa si è ritrovato al ‘Signorini’ per un’articolata seduta di lavoro suddivisa in più fasi. Le esercitazioni per il giro palla sono state intervallate da una serie di prove e partitelle tematiche a metratura differente, dapprima a campo ridotto, poi su lunghezza abitudinaria, completate da circuiti di forza veloce e sprint, per curare l'esplosività. Un allenamento lungo, provante, prima del pranzo di squadra tenutosi a Villa Rostan per cementare lo spirito di gruppo, in vista del rush finale in cui il 'Grifone' vuole cancellare gli ultimi, oscuri mesi conditi da risultanti non eccellenti. All'appello mancava ancora qualche nazionale, e dunque alla sessione hanno preso parte otto ragazzi: Anibal, Coppola, Faccioli, Karic, Logan, Palmese, Pellegri, Quaini e Zanandrea.
Si sono allenati regolarmente Cofie e Pinilla, disponibili per la partita di domenica salvo complicazioni. Izzo continua a migliorare, mentre sono in netta risalita le quotazioni di Miguel Veloso, ormai ristabilitosi del tutto dai guai fisici che lo hanno attanagliato nelle scorse settimane. Ieri, il centrocampista portoghese, ex Dinamo Kiev, ha svolto l'intero allenamento con i compagni di squadra, compresa la partitella a ranghi ridotti, quindi sembra probabile un suo impiego contro l'Atalanta, seppur non dal 1' minuto, almeno a gara in corso, proprio per permettergli di saggiare nuovamente l'odore dell'erbetta di gioco.
Intanto la società guarda al futuro, e starebbe sondando il terreno nel tentativo di contrattualizzare Pier Paolo Marino, abile direttore sportivo dotato di ottima capacità di scouting. Il presidente Preziosi sta vagliando l'ipotesi di farlo entrare nel proprio staff societario: a Marino, che gode di profonda stima da parte della società ligure, gli viene riconosciuta la 'creazione' del modello Udinese oltre alla rinascita del Napoli, nella quale è stato senz'altro un attivo artefice, riuscendo a portare all'ombra del Vesuvio gente del calibro di Marek Hamsik ed il Pocho Lavezzi, allora calciatori semi-sconosciuti.