Nel calcio oramai la legge non scritta delle vittorie recita: "l'attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati". All'interno di questa frase, tra le mille sfaccettature e le infinite variabili legate ai successi, un dettaglio alquanto trascurato, ma fin troppo importante per non esser considerato come uno degli elementi quasi imprescindibili nella costruzione di una squadra, soprattutto se intende essere vincente: il centrocampo.
Tanti, nel corso della storia, i tipi di mediana che man mano hanno trascinato, a suon di giocate, ma anche di equilibrio e solidità, le formazioni verso i rispettivi trionfi: al pari di questa differenza, anche i due reparti di centrocampo che si affronteranno al Bernabeu ed al San Paolo, nella doppia sfida tra Real Madrid e Napoli, sono sì molto simili per costituzione e caratteristiche individuali degli interpreti, sebbene si comportino in campo molto diversamente, quasi all'opposto.
Questione di filosofia - Impossibile, o quasi, non partire dall'idea di gioco che le due squadre vogliono intraprendere per provare a capire movimenti ed importanza dei due reparti. Due filosofie, due modi di vedere ed intendere il calcio, diametralmente opposte quelle di Zinedine Zidane da una parte e di Maurizio Sarri dall'altra. Se l'uno, il francese, ha assunto in questo periodo di militanza sulla panchina dei merengues un atteggiamento molto meno spavaldo, preferendo consolidare altri aspetti quali l'equilibrio e la solidità del reparto arretrato, il toscanaccio di Figline Valdarno ha sempre provato ad imporre un calcio prettamente offensivo, di stampo barcelloniano, maggiormente votato all'attacco.
Pragmatismo e solidità - Da qui la necessità di modificare e costruire in base alle proprie necessità un reparto che, in mezzo al campo, riuscisse ad essere motore dei rispettivi bisogni, sebbene con compiti diversi. Da una parte fu Benitez, in primis, ad avere la fortissima necessità di utilizzare un mediano vecchio stile davanti alla difesa, uno schermo che Casemiro è riuscito a diventare, nel corso delle partite e dei mesi, sempre più efficace e invulnerabile.
Al suo fianco, i due alfieri che quasi mai nelle sfide importanti hanno lasciato il posto da titolare: Kroos si è vestito, nonostante le spiccatissime doti tecniche, da equilibratore tattico della squadra, forte di un carisma e di una intelligenza fuori dal comune; se il tedesco veste i panni della ragione, dalla parte opposta la necessità era quella di avere un terzo interprete che facesse da raccordo con il reparto offensivo, senza tuttavia snaturare e sbilanciare eccessivamente l'undici (complice anche la spinta spesso ossessiva dei due terzini, soprattutto Marcelo a sinistra), ma che riuscisse a dare quel tocco di classe e di inventiva alla manovra: Modric è la mezzala per eccellenza che riesce, al contempo, ad unire sia compiti di discreta interdizione ed altresì di stupefacente rifinitura.
Il trio si compone e si completa quasi alla perfezione, soprattutto quando riesce ad unire alla solidità difensiva anche un certo e determinato appoggio in fase di impostazione e di proposizione: molto rari, soprattutto da parte di Kroos, gli inserimenti di cui spesso, con la maglia della Germania, l'ex Bayern si rende protagonista. Diniego dettato prettamente da un aspetto tattico, derivante dai dettami di Zidane, più che per mancanza di volontà di uno dei mediani più completi e forti del panorama internazionale al giorno d'oggi. Di fatto la mediana del Real svolge compiti di raccordo ed equilibrio ad un tridente offensivo che non ha spesso bisogno di ulteriori aiuti, soprattutto quando Bale, Ronaldo e Benzema sono al meglio delle loro potenzialità.
Dalla panchina, Zidane, potrebbe pescare Isco, spesso utilizzato nei tre di mediana come a Pamplona, sabato, contro l'Osasuna: l'ex Malaga è un giocatore più offensivo, capace di dare una sterzata ai ritmi della gara da mezzala come da esterno d'attacco, ma in gare dal peso specifico molto alto tende spesso a partire dalla panchina, oppure nel trio offensivo.
Fantasia e cambio di passo - Di contro, invece, la voglia di Sarri di imporre le sue idee ed il suo credo tecnico-tattico, lo ha costretto a sfruttare al massimo le caratteristiche dei suoi tre centrocampisti. Due dei tre interpreti della mediana del Napoli devono, quasi necessariamente, avere nei piedi un determinato cambio di passo, che esso avvenga palla al piede o attraverso verticalizzazioni ficcanti. Questo è, alla base, il motivo della scelta delle due coppie che il toscano fa alternare accanto all'imprescindibile Marek Hamsik. Lo slovacco è, indiscutibilmente, il fulcro del gioco del Napoli, trait-d'union tra il reparto arretrato e quello d'attacco: gran parte delle manovre degli azzurri si sviluppano sull'asse sinistro dove, il capitano, con la sua intelligenza e duttilità tattica, riesce ad aprire spazi sia palla al piede che con il solo movimento ad allargarsi o a stringere in mezzo al campo.
Lo scorso anno, per mancanza di alternative più che altro, Sarri era quasi sempre costretto a schierare accanto ad Hamsik un mastino, di fatica, Allan, ed un playmaker dalle caratteristiche di regista come Jorginho. Come suddetto, due fini trattatori della sfera, lo slovacco e l'italo-brasiliano, ed uno meno, con doti però di incontrista e di inserimento, capace di completarsi alla perfezione con gli altri due protagonisti. La necessità, in estate, di cambiare volto alla squadra e guadagnarne in imprevedibilità, dando alla mediana un ruolo ancor più importante nelle gerarchie azzurre, ha portato a due innesti, quelli di Diawara e Zielinski, che oltre ad una freschezza ed una spensieratezza sconosciuta precedentemente, hanno anche contribuito a cambiare il volto della squadra.
Oltre ad Hamsik, adesso, il Napoli ha la possibilità di avere un secondo regista, nel ruolo di mezzala, anche sul centro destra: il polacco garantisce, oltre ad una sopraffina capacità di sfornare assist e di rompere le linee rivali, anche una discreta interdizione, che consente al Napoli di non pagare troppo in termini di equilibrio. All'utilizzo di due mediani di inserimento e di palleggio, Sarri alterna e bilancia con l'utilizzo di Diawara, abilissimo e dinamico frangiflutti capace di stupire per innate doti di personalità e di sfacciataggine, nonostante i primi passi mossi in questa stagione in una big.
Esperienza e carisma - Non poco conterà, nel bilancio generale della doppia sfida, l'aspetto legato all'esperienza degli interpreti in campo. Se da una parte il solo Hamsik è di fatto abituato a queste platee ed a questi palcoscenici, dall'altra i tre interpreti madrileni vantano svariate presenze sia in Champions League che con le rispettive Nazionali. Il peso della gara sarà inevitabilmente importante ed i partenopei dovranno provare a sopperire a tale mancanza con una buona dose di faccia tosta e di spensieratezza. Certo, più facile a dirsi che a tramutarsi in realtà, soprattutto al cospetto del Bernabeu.