Qualcuno, leggendo quest’introduzione, potrebbe abbozzare un sorriso, vedendo sulla stessa riga i nomi di due giocatori come Emanuele Calaiò e Gonzalo Higuain. Questo qualcuno, però, non è mai stato sugli spalti del San Paolo, dove, a prescindere dalla caratura degli uomini in azzurro, la risposta sarebbe unanime: i giocatori passano, la maglia resta.

Il fallimento e la rinascita - La storia recente del Napoli parte nel lontano 2004, quando Aurelio De Laurentiis acquista a prezzo di saldo una società allo sfacelo, facendola rinascere dalle ceneri del fallimento. Per ripartire dalla Serie C1 si affida in panchina all'esperienza di Gianpiero Ventura, dopo qualche mese sostituito dal goriziano Edy Reja, straordinario artefice della successiva cavalcata verso la massima serie. Per soddisfare una piazza da sempre esigente, poi, per l’attacco, la scelta ricade sull’attaccante messinese Calaiò, giovane di belle speranze, e sul vecchio volpone argentino, innamorato di Maradona e della torcida in stile sudamericano, Roberto Carlos Sosa, meglio noto come El Pampa.

Gol del Napoli

La prima stagione vede il Napoli arrivare in finale Playoff, perdendo, però, nel derby infuocato contro l’Avellino. La cocente delusione contro i lupi permette agli azzurri di ripartire ancor più convinti della loro forza nella stagione successiva, il cui obiettivo primario è la promozione diretta. Lo scopo viene pienamente raggiunto con una manciata di giornate di anticipo: Calaiò realizza 18 reti contribuendo alla cavalcata trionfale della squadra azzurra.

L'anno successivo, tuttavia, l'attaccante messinese si trova a dover fronteggiare la concorrenza di Christian Bucchi, bomber navigato della cadetteria, reduce dalla meravigliosa stagione da capocannoniere vissuta con la maglia del Modena nell'annata precedente. La coppia, però, risulta ben assortita e il Napoli, in uno storico pomeriggio primaverile di Marassi, risale in Serie A a braccetto con i cugini rossoblù del Genoa.

Il ritorno in Serie A - Il mercato del primo anno di Serie A reca la firma esclusiva dell’allora ds Pierpaolo Marino, che porta all’ombra del Vesuvio un giovanissimo Marek Hamsik, (sì proprio lui, ormai capitano e bandiera della città), uno sconosciuto fantasista argentino con un improbabile taglio di capelli, noto come el Pocho Lavezzi, e un vecchio centravanti con molte esperienza da comprimario nel campionato di massima serie, a nome Marcelo Zalayeta.

Voce di Napoli

La stagione 2007-08 è esaltante: il Napoli si qualifica all’Intertoto, porta di accesso secondaria per la Coppa Uefa, arrivando ottava in un campionato particolarmente competitivo e portandosi a casa scalpi di prestigio come quello dell’Inter, matata in una memorabile notte al San Paolo. L'anno successivo, invece, non esalta la platea. Reja viene sostituito da Donadoni, a sua volta rimpiazzato, dopo poche giornate, dal toscanaccio Walter Mazzarri, che si ritrova come suo centravanti lo stabiese Quagliarella, arrivato in estate dall’Udinese, squadra con cui l’anno precedente aveva siglato una rete meravigliosa in quel di Fuorigrotta. Noto per le sue reti spettacolari, Quagliarella, idolatrato dai tifosi, gioca 34 partite in maglia azzurra, mettendo a segno soltanto 11 gol. Lo scarso feeling con l'ambiente, per il sempre valido principio secondo cui nemo propheta in patria, l’estate successiva, all’alba dei preliminari di Europa League, il bomber viene ceduto alla Juventus, con i conseguenti mugugni della tifoseria. 

El Matador Cavani - Per rimpiazzare il partente Quagliarella, De Laurentiis acquista, con un’intuizione geniale se valutata a posteriori, un giovane uruguaiano proveniente dal Palermo, di professione ala destra.

Quel giovane sudamericano si chiama Edinson Cavani. Arriva a Napoli come una scommessa, parte 3 anni dopo come un campione affermato e paragonato ad un mostro sacro come Antonio Careca. Riportato nel suo ruolo naturale di centravanti, con il Napoli segna, dal 2010 al 2013, 104, dicasi 104, gol, mostrando una fame e una prepotenza atletica mirabilia per i tifosi partenopei. Trascina gli azzurri al secondo posto in campionato, dietro soltanto al Milan di Allegri e Ibrahimovic, facendo strabuzzare gli occhi di mezza Europa, grazie anche alla sfavillante cavalcata del Napoli in Champion's, conclusasi soltanto con l’eliminazione rocambolesca agli ottavi, comminata dai futuri campioni del Chelsea. Cavani viene venduto, nello sconforto generale, nell’estate 2013 per circa 60 milioni al Psg degli sceicchi. Si vocifera che il progetto stia per andare alla deriva e che nessuno sarà più in grado di ricoprire il ruolo dell'uruguaiano.

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Il Pipita - ADL, a questo punto, decide di cambiare tattica: non più giocatori di prospettiva, ma giocatori da rilanciare. Mai scelta fu più corretta: per una cifra vicina ai 40 milioni arriva dal Real Madrid l’argentino Gonzalo Higuain, El Pipita, chiuso in maglia merengues dal prediletto del presidente Perez, Karim Benzema.

All'arrivo a Capodichino lo scetticismo è tanto: l'argentino è in sovrappeso, non conosce la Serie A, è un giocatore finito. Due anni dopo lo scetticismo lascia spazio all'unanime ammirazione. Higuain trascina il Napoli alla vittoria della Supercoppa del 2015 contro l’odiata Juventus e nella stagione successiva realizza il record di sempre di gol in Serie A a quota 36 reti, realizzando una tripletta nella gara finale del campionato contro il Frosinone, portando gli azzurri nuovamente in Champions dalla porta principale, dopo l’eliminazione cocente di due anni prima contro l’Athletic Bilbao.

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Già, però, sullo sfondo c’è la Juventus. E, se per Cavani i tifosi avevano a malapena accettato la sua partenza verso i ben più remunerativi lidi francesi, il Pipita non verrà perdonato. Durante una notte di mezza estate, dopo una Copa America persa in malo modo con la sua Argenitna, di nascosto da giornali e telecamere fugge a Torino per svolgere le visite mediche con la compagine bianconera.

Il Napoli di oggi alla vigilia del 2017 - L’ambiente Napoli è depresso. L'ambiente Napoli è convinto che non ci sarà più la possibilità di contendere ai rivali alcunchè, visto anche l'ultimo scippo del centravanti sudamericano. L’ambiente Napoli, però, non sa che di lì a poco arriverà qualcuno che potrebbe fargli cambiare idea: dopo un’estate a inseguire Icardi, De Laurentiis torna alla sua politica iniziale. Una squadra composta da giovani che possano essere plasmati dall’uomo venuto dalla Toscana, Maurizio Sarri. E allora arrivano Zielinski, Tonelli, Masksimovic, Rog, Diawara, ma, soprattutto, arriva lui, Arkadiusz Milik, polacco dal nome impronunciabile, giovane centravanti dell’Ajax classe '94, reduce da un deludente europeo con la maglia della sua nazionale, ma capace di segnare gol a grappoli con la maglia dei lancieri.

Parte come riserva di Gabbiadini, mai entrato realmente negli schemi della squadra azzurra; gioca titolare contro il Milan e realizza una doppietta. Si conferma contro la Dinamo in Champions. Napoli è in visibilio. Poi la sosta per le Nazionali e il conseguente infortunio. Ma adesso non è più il tempo di piangersi addosso e gli azzurri sono ormai in grado di scrollarsi di dosso le delusioni, facendo di necessità virtù. Mertens esplode nel ruolo di falso nueve, Insigne reagisce alle critiche piovutegli addosso a suon di prestazioni.

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Ora Milik è vicino al rientro dopo 4 mesi di stop per la rottura del legamento crociato, con il mercato di Gennaio alle porte. Con ogni probabilità nei prossimi giorni arriverà l’ufficialità dell’acquisto di Leonardo Pavoletti dal Genoa, subordinato alla verifica della sue condizioni fisiche in sede di visite mediche.

Insieme al polacco, molto probabilmente, entrerà nei cuori dei tifosi azzurri, rendendosi utile alla causa nell'ennesima ricerca delle competizioni europee. Probabilmente, un giorno, lasceranno il San Paolo e Fuorigrotta, ma, qualcuno, su quegli spalti, continuerà a ripetere come un mantra che i giocatori passano, la maglia resta.