Il Napoli è tornato se stesso in nove giorni. Probabilmente è questa la frase che si è sentita più spesso nelle ultime ore, dopo la terza vittoria consecutiva degli azzurri che al Sant'Elia hanno letteralmente disposto del Cagliari a proprio piacimento, facendo apparire il 5-0 addirittura un risultato striminzito, bissando così il successo contro l'Inter per 3-0 della scorsa giornata. Nel mezzo la vittoria forse più importante della stagione (almeno sino a questo punto), il 2-1 al Da Luz di Lisbona, contro il Benfica, che ha permesso al Napoli di regalarsi gli ottavi di finale e la sfida da favola contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo (da favola sì, ma non troppo fortunato come sorteggio...), che alza nel frattempo il quarto pallone d'oro della sua carriera, il terzo in quattro anni. Molti continuano a dire che il Napoli si è ritrovato in una fase cruciale della stagione, complice una ritrovata brillantezza fisica e delle giocate sontuose dei singoli, Mertens in primis. Vero, ma non del tutto. Il Napoli non ha mai smesso di produrre il suo calcio sin dal secondo tempo di Pescara, data 21 Agosto, eccezion fatta forse per la sfida di Bergamo contro l'Atalanta (a valle dei quattro gol rifilati al Benfica all'andata) e pochissime altre uscite. Ciò che è mancato agli azzurri nel periodo che ha portato alla crisi di risultati non è stata la condizione fisica, nè tantomeno la qualità di corsa o le giocate dei singoli, ma la tenuta psicologica nei momenti delicati della partita che consente di attuare una fase difensiva di alto livello.
Ne è la riprova il fatto che il Napoli ha dominato il Cagliari prima nella sua metà campo e poi in quella sarda. Gli azzurri hanno saputo chiudere ogni spazio con efficacia e dinamismo, pressando a tutto campo e tenendo la linea difensiva a ridosso del centrocampo per tutta la durata dell'incontro senza mai staccare la spina. Tutto ciò ha consentito di avere un Pepe Reina spettatore non pagante, il cui unico compito è stato quello di accogliere tra le braccia il primo ed unico tiro nello specchio del Cagliari (una debole conclusione centrale), arrivato al minuto ottantacinque, con la squadra avanti di cinque reti. E proprio in questo aspetto la vittoria di Cagliari è probabilmente una delle migliori della gestione Sarri. Le prestazioni non sono mai mancate (anche contro Roma, Lazio, Sassuolo ed altre, nonostante i risultati infelici), ma il blackout difensivo era sempre dietro l'angolo. Anche contro Inter e Benfica sono state concesse delle clamorose occasioni agli avversari per brutti errori individuali (entrambi di Albiol, che ha causato il gol del Benfica e la ghiotta occasione per Mauro Icardi), ma nel lunch match al sant'Elia il Napoli è stato perfetto, quasi irreale. Come non accadeva da tantissimo tempo.
La difesa è stata quindi il punto di partenza ed il fondamento sul quale sono state costruite le ultime vittorie, ma il ruolo dell'attacco azzurro non è assolutamente da sottovalutare, con dieci reti siglate in tre incontri. Cinque delle quali ieri, una diversa dall'altra ma tutte ugualmente significative, fotografie del calcio organizzato di Sarri e dell'estro dei campioni azzurri.
Il primo gol racchiude tutta la rabbia e la voglia di Dries Mertens di spaccare la porta ogni qualvolta mette piede in campo, che siano cinque, dieci o novanta i minuti a sua disposizione. Il belga è perfetto a posizionarsi nella tasca fra Ceppitelli ed Isla (zona di campo a lui molto gradita, basti vedere la sfida contro il Milan, ad esempio), rubare il tempo al giovane centrale rossoblù e scaricare in una frazione di secondo tutta la foga agonistica in fondo al sacco. Giocata personale di alto livello, quindi, ma i movimenti del reparto offensivo non devono passare inosservati, con Hamsik che taglia il campo e verticalizza quasi a memoria, con Callejon che allarga il campo ed Insigne in agguato in posizione centrale (probabilmente una mossa tattica di Sarri, vedi secondo gol). Sarrismo ed individualità.
La seconda marcatura è invece tutta di marca sarriana, ed è un retaggio del 4-3-1-2 dello scorso anno, nel quale l'allenatore Toscano aveva subito indivuato in Lorenzo Insigne l'uomo giusto a ricoprire la posizione di trequartista centrale. Nei mesi successivi Insigne è tornato sulla sua amata corsia sinistra, ma lo scugnizzo di Frattamaggiore ha conservato nel suo bagaglio tecnico il taglio e lo stazionamento nella zona centrale della trequarti avversaria. E' da lì che Insigne da il via all'azione, allargando per Callejon, sfruttando il movimento forsennato di Mertens. Il marchio di fabbrica di casa Hamsik, l'inserimento centrale, fa il resto: traversa sul colpo di testa di Insigne e capitano azzurro che insacca a porta vuota.
La terza perla azzurra è griffata Zielinski, ed anche qui organizzazione, occupazione degli spazi e qualità di squadra si abbinano all'estro del giovane polacco formando un connubio perfetto. L'azione parte dalla trequarti difensiva azzurra, con Strinic, Jorginho, Hamsik ed Insigne che giostrano il pallone in un fazzoletto di campo uscendo alla grande dal pressing rossoblù. Da lì scatta il contropiede con Hamsik che serve l'accorrente Zielinski tagliando il campo con un passaggio orizzontale. Stop e bolide di destro dai venticinque metri imparabile per Storari, bravo a tenere i suoi in partita pochi minuti prima sulla ormai solita giocata della premiata ditta Insigne-Callejon (inserimento alla spalle del terzino e palla coi giri contati). Proprio il taglio del giocatore spagnolo è fondamentale per richiamare tutta la difesa sarda su di lui, lasciando a Zielinski tutto il tempo e lo spazio necessari per colpire indisturbato.
La partita è ormai in ghiaccio ma Mertens ha ancora qualche tocco di pennello finale da dare ai suoi girasoli. Eccolo quindi ricevere palla (dopo essersi divorato un gol a tu per tu con Storari, complice un retropassaggio di Barella "alla Jorginho") da Insigne sul filo del fuorigioco (complice una difesa del Cagliari disastrosa nel posizionamento dopo il terzo gol subito) e trafiggere Storari per la quarta volta, dopo una lunga azione manovrata. Stesso copione pochi minuti dopo, con Hamsik in veste di suggeritore e Ceppitelli che non riesce a prendere neanche il numero di targa della moto che lo svernicia. Tripletta e pallone della partita in bacheca. Impressionante in particolare, al netto di un Cagliari ormai completamente stravolto e con la testa già alla partita successiva, la qualità del fraseggio degli azzurri, con azioni lunghe oltre venti passaggi e calciatori che entrano in possesso della sfera solo per pochi secondi. Una gioia per gli occhi degli appassionati di calcio. Tutti i calciatori sono sempre in movimento e vanno ad occupare gli spazi in maniera perfetta, costringendo la difesa a scelte scomode in ogni circostanza (vedere in particolare l'azione del quarto gol). Il paragone con il Barcellona di qualche giornalista fa quindi sorridere ma non più di tanto.
Il Napoli ha ripreso a pedalare con veemenza e la montagna sembra ormai scalata. Roma e Milan sono vicine e l'aggancio al gruppo di testa è il prossimo obbiettivo, che, continuando così, sarà molto più facile da centrare.