Dopo il pareggio interno contro il Sassuolo, il secondo consecutivo dopo quello rimediato contro la Lazio, in molti si stanno interrogando su cosa non sta funzionando in casa Napoli, pur non senza estremismi, tra chi sostiene che il Napoli sia ancora forte candidata allo scudetto e chi, di contro, parla di "giocattolo ormai rotto", chiede le dimissioni di Sarri e colloca il Napoli intorno al sesto/settimo posto a fine campionato. Mettendo un attimo da parte tali discorsi, spesso lontani da qualsivoglia ragionamento oggettivo, è possibile concentrarsi su dei dati molto interessati, spesso indice della forza di una squadra (ma, si badi, non l'unico modo di giudicare la forza di una compagine): il numero di conclusioni effettuate nello specchio della porta ed il numero di tiri subiti nello specchio della porta. Ebbene, da una rapida lettura di questi dati emergono chiaramente quali sono i due veri punti deboli del Napoli.
A più riprese, molti addetti ai lavori e tifosi hanno evidenziato i problemi offensivi del Napoli, incapace di di finalizzare con continuità il numero di occasioni da gol create. Ed in effetti è vero. Gli azzurri, come si può vedere dalla figura sovrastante, hanno prodotto ben 81 conclusioni nello specchio della porta avversaria, produzione offensiva seconda solo a quella della Roma, realizzando 24 reti, ossia con un tasso di conversione di poco inferiore al 30%. Praticamente tre gol ogni dieci tiri nello specchio, una media di certo non esaltante, "giustificata" però dalla mancanza di un centravanti vero dopo l'infortunio occorso ad Arkadiusz Milik, episodio chiave della stagione che ha messo a nudo tutti gli errori commessi da dirigenza ed allenatore durante il mercato estivo.
Ma chi si concentra solo sulla situazione offensiva osserva solo la punta dell'iceberg, perdendo di vista quello che è a tutti gli effetti il problema numero uno in casa Napoli. Al netto della malasorte di Milik e di ciò che ne è conseguito, la vera involuzione del Napoli è in difesa, non nel numero di gol subiti ma nella percentuale rispetto ai tiri in porta. Il Napoli concede pochissime occasioni, con soli 42 tiri concessi in 14 partite, una media di sole 3 conclusioni per gara, tra l'altro spesso velleitarie se si considera che circa la metà di queste 42 conclusioni è rappresentativa di una comoda parata per Reina. La restante metà però corrisponde ad occasioni enormi, spessissimo letali, con un tasso di conversione per la squadre avversarie che, considerati i 15 gol subiti, si aggira intorno al 35% se si considerano tutte le conclusioni, ma che sale paurosamente oltre il 50% se si prendono in considerazione le sole occasioni pericolose concesse. Praticamente un gol ogni due tiri subiti.
Situazione, quella attuale, peraltro già tristemente nota ai tifosi del Napoli nell'ultimo anno di gestione Benitez (l'anno del rigore calciato in curva da Higuain all'ultima contro la Lazio, per intendersi). In quella stagione, infatti, furono appena 363 le conclusioni verso la porta azzurra: soltanto la Lazio (344) ne subì meno. Un dato nettamente in contrasto con le 54 reti subite dai partenopei a fine campionato, la cui fase difensiva fu ampiamente criticata per tutto l'arco della stagione, ma che, dati alla mano, si rivelò abbastanza efficace, mostrando come, nella maggior parte delle occasioni, si fossero persi punti concedendo pochissimo all'avversario, in grado di colpire quasi sempre alla prima occasione utile.
In definitiva il Napoli, ad oggi, si ritrova con la peggiore media della Serie A in termini di gol subiti/tiri subiti (ma tale discorso vale anche in Champions League). Milik o non Milik, tutto ciò è emerso già ad agosto a Pescara, in un primo tempo dove la squadra si è trovata sotto di due reti contro un avversario sì sulle ali delle entusiasmo ma comunque di basso profilo (le zero vittorie in campionato ottenute sul campo lo dimostrano). Ed è in questo che Sarri non ha saputo incidere e continua a dare la sensazione di non sapere che pesci prendere. Con una squadra che ha forti difficoltà realizzative, una volta trovato il gol del vantaggio è fondamentale non farsi sorpendere. E in tal senso Reina, Koulibaly, Hysai, Jorginho (e le sue terribili due settimane fra Benfica e Besiktas) e Ghoulam hanno moltissimo da farsi perdonare. La crisi si spiega anche e soprattutto così. Ed è proprio per questo motivo che il Napoli deve ripartire dalla sua difesa, per tornare ad essere competitivo ed incisivo.