Luis Muriel, attaccante della Sampdoria, ha concesso un'intervista alla Gazzetta dello Sport in edicola quest'oggi. Delusioni ed illusioni: "Vorrei eliminare questa parola perché è quella che mi sono sentito rinfacciare di più: ho illuso e poi deluso. Gli altri, ma prima me stesso: ero al Lecce e si parlava di Milan e Inter, ero all’Udinese e sembrava mi volesse l’Atletico Madrid, addirittura il Barcellona. E invece: grandi inizi, grandi cali. E facevo stare male anche chi aveva puntato su di me: mio padre eAlessando Lucci, uno di famiglia più che il mio procuratore"

Muriel con la maglia della Sampdoria - gazzetta.it

Il centroavanti colombiano è rinato sotto la gestione Giampaolo: "Ma ora 'basta illusioni', questo è l’anno. Non so cosa e quando mi è scattato in testa, però mi sono detto: 'Se fallisci, se l’aspettano tutti: stavolta stupiscili. Non con una giocata nuova: con una testa nuova". Poi ha parlato del suo rapporto con il presidente Ferrero: "Ostaggio proprio no, ma quasi. Ferrero veniva tutti i giorni, e se non veniva mi telefonava: 'La mia carriera è nelle tue mani'. 'Ma come, presidente: è la mia che è nelle sue'. Dieci giorni chiuso dentro un hotel di Nervi, vedevo solo anziani in vacanza, sarò uscito tre volte per fare una passeggiata al mare. Ero infortunato, Samp e Udinesedovevano accordarsi sul prezzo: facevo fisioterapia, telefonavo, aspettavo e mi disperavo, tutto lì dentro. 'A Udine non torno, piuttosto vado in Colombia', e Ferrero sempre la stessa frase: 'Tranquillo, resti qui'. Cosa mi disse il giorno dell’affare fatto? A lui devo molto, anche mantenere questo segreto: frasi ir­ri­pe­ti­bi­li"

Muriel ha poi raccontato aneddoti carini sulla sua carriera: "Il mio peso forma è da sempre 82­-83, a Lecce ero 83 e andavo come un treno: quando Guidolin disse che ero grasso pesavo 84, peccato che sceso a 81 se ne parlava lo stesso. La verità? C’è chi ingurgita di tutto ed è secco come un chiodo, tipo Cuadrado, mentre io appena mangio un po’ di più ingrasso: è genetica. Non nego che mi piace, ma per fortuna non amo i dolci, da piccolo ero allergico alla cioccolata. Certo, scoprire le trofie al pesto non è stato un aiuto".

Chiusura sul suo legame con la Colombia: "A Santo Tomàs ci sono le mie radici. Così forti da tenermi legato lì come se non me ne fossi andato a 14 anni. O forse proprio perché me ne sono andato così presto. Sa quante vacanze ho cancellato perché alla fine le faccio a casa? La mia vita è lì: c’è tutto quello e tutti quelli a cui penso quando sono felice oppure triste. Famiglia, amici, i miei quattro cavalli che presto saranno cinque perché una è incinta. Le partite a calcio, le albe seduti fuori di casa: domino, musica, balli. E’ cambiato solo che non mi devo più arrangiare per pagarmi il biglietto del pullman e andare ad allenarmi"

Muriel con la maglia della Colombia - fifa.com