Al di là del risultato, che per la sesta volta in altrettanti incontri vede il Napoli uscire con il capo chino dallo Juventus Stadium, il verdetto del big match della undicesima giornata è quello che consegna nuovamente al campionato una delle protagoniste tanto attese alla vigilia. In tanti si attendevano una resa incondizionata della truppa partenopea, che contrariamente alle previsioni si è imposta in terra sabauda con personalità e rinnovata convinzione dei propri mezzi seppur al cospetto di una squadra palesemente più forte nell'organico ed al netto delle difficoltà oggettive che accompagnavano i campani e le scelte di Sarri, soprattutto offensivamente.
I due errori che hanno compromesso l'esito della sfida, come sottolineato ampiamente dalle parti in causa a fine gara, a bocce ferme, confermano l'andamento di un match che spesso ha visto il pallino del gioco in mano agli ospiti, maggiormente lucidi e costruttivi in fase di impostazione, a difesa schierata. Quasi mai, fatta eccezione per un paio di occasioni dove la qualità delle verticalizzazioni juventine ha fatto la differenza, Higuain e compagni hanno trovato sbocchi nella arcigna e compatta retroguardia partenopea, resa maggiormente solida dall'esperienza di Chiriches, dalla solita irruenza di Koulibaly, ma soprattutto dalla scelta di Amadou Diawara, che nonostante la giovanissima età si è imposto per qualità e soprattutto quantità, in interdizione e rottura.
Le scelte prepartita di Sarri sono state molto più impeccabili di quell fatte in corso d'opera: grida vendetta, e non solo, il cambio di Insigne per uno spento e visibilmente contratto Giaccherini, che ha contribuito in maniera nulla alla causa nella mezz'ora di presenza nel suo ex fortino. Eppure, nel momento del cambio, dopo il primo svarione di Ghoulam, il Napoli sembrava paradossalmente essere in controllo del match, forte del pareggio conseguito e di un paio di occasioni che avevano irretito il palleggio e le certezze difensive della Vecchia Signora. Gare del genere si sbloccano difficilmente, così come altrettanto ostico risulta poi rimetterle in carreggiata con uno sforzo di carattere, di grinta: il Napoli c'è riuscito, con pienissimo merito, prima di crollare al secondo errore non-forzato, come direbbero nel tennis.
Tra Ghoulam ed Allan, in occasione del gol definitivo di Higuain, c'è una complicità che sembra mista ad una mancanza di qualcosa, di fame, di voglia, di abnegazione ed ambizione, che invece costantemente caratterizza le vittorie degli altri, di quelli che invece su un pallone vagante raramente arrivano per secondi. Merito della Juve, della mentalità, quella vincente, che il Napoli proprio non riesce ad instaurare nella propria indole. Una crescita fisiologica, certo, che consente ai partenopei di scendere in campo a Torino e mettersi sul piano del gioco e delle occasioni al pari dei cinque volte campioni d'Italia, ma che nel momento cruciale viene improvvisamente meno, attanagliando il corpo come la mente.
Impossibile scalare due volte la montagna, sebbene un paio di sparute occasioni i campani le riescano comunque ad ottenere con mezzi di fortuna. Il peso mancato in attacco rende gli ospiti monchi, sebbene in mediana le cose funzionino al meglio, così come in difesa fatta eccezione per qualche oramai solita distrazione. La Juventus punge sulle fasce, come prevedibile, perché centralmente la manovra non ha sbocchi, con Pjanic ed Hernanes costantemente in balia dei muscoli e del dinamismo di Allan e Diawara. Alex Sandro batte spesso Hysaj in velocità, così come Lichtsteiner o Cuadrado mettono in imbarazzo Ghoulam dalla parte opposta: eppure nella casella parate di Pepe Reina c'è uno zero che rasserena Sarri ed il Napoli, beffato soltanto dai due assist del proprio terzino algerino.
Il classico gol dell'ex può tagliare le gambe ai partenopei in vista della trasferta in terra turca contro il Besiktas che è esponenzialmente più importante rispetto alla gara di ieri sera, tutt'altro che decisiva ai fini del campionato e della classifica finale. Un risultato positivo in Turchia sarebbe un giusto premio alle migliorie che il Napoli sta ottenendo dopo un periodo di sbandamento: tuttavia nulla è dovuto, e gli azzurri sanno in cuor loro che ad Istanbul servirà un'altra prestazione di valore assoluto, come quella dello Stadium, per guardare con fiducia al prosieguo della stagione e non essere travolti nuovamente dalla sindrome del risultato. La strada, per ora, sembra ancora quella giusta.