Insigne, Mertens, Callejon. Durante il corso della scorsa stagione Maurizio Sarri più volte sarà andato a dormire, il giorno prima di un incontro, con un dolce cerchio alla testa, nell'indecisione su chi schierare in attacco al fianco di Gonzalo Higuain, centravanti da 36 gol, spesso assistiti dai suoi compagni di reparto.

Domani, però, Maurizio Sarri di indecisioni, in tal senso, non ne avrà, perchè nei sette mesi trascorsi dalla sfida allo Juventus Stadium, parecchie cose sono cambiate. Una su tutte proprio quel Gonzalo Higuain, passato alla corte bianconera dopo un'operazione di mercato che verrà ricordata per sempre dai tifosi di Napoli e Juventus.

I problemi per Sarri erano inziati proprio quel 25 Luglio, con una tifoseria sotto shock ed un mercato che stentava a decollare. Dopo poco più di un mese, però, quei problemi quasi insormontabili sembravano essere ormai stati risolti dall'uomo chiamato a sostituire "El Pipita": tale Arkadiusz Milik, ex centravanti dell'Ajax, che, probabilmente oltre le più rosee aspettative, dopo un periodo di ambientamento non più lungo di qualche settimana, era entrato perfettamente negli schemi del Napoli targato Sarri, come se al centro di quell'attacco ci fosse stato da sempre. Posizione che il giovane attaccante polacco si era ritrovato a condividere con Manolo Gabbiadini, demotivato dopo un anno passato a guardare la maggior parte delle partite dalla panchina, nonostante l'elevatissima media-gol nelle rare occasioni in cui era stato chiamato in causa (perlopiù partite del girone di Europa League, appuntamenti in casa contro le "piccole" della serie A e le tre partite disputate in occasione della squalifica di Gonzalo Higuain).

Prima dell'esplosione di Milik, Gabbiadini aveva iniziato a pregustare la sensazione della titolarità e durante le amichevoli precampionato era andato a segno con una regolarità impressionante, mettendo in mostra tutte le sue qualità. Il brutto esordio in campionato contro il Pescara, l'impatto di Milik e le continue voci di mercato sul suo conto hanno però capovolto la situazione, ed il Napoli ben presto si è ritrovato a fare i conti con un attaccante involuto, imbolsito e fuori dal contesto tattico. Le colpe sono state rapidamente scaricate sulla società, incolpata dai tifosi di non aver saputo gestire in maniera efficiente il dopo-Higuain. Ma, con un Milik in forma smagliante, tutto sembrava comunque destinato a risolversi.

Ma, se la fortuna è cieca, spesso la sfortuna ci vede benissimo. Ed ecco che Milik si rompe il crociato in nazionale e Gabbiadini, senza ormai più concorrenza in attacco, fornisce due prestazioni anonime in campionato contro Roma e Crotone prima di farsi espellere, per fallo da reazione, proprio nella partita contro i calabresi, rimediando due giornate di squalifica, una scontata mercoledì nell'impegno casalingo del Napoli contro l'Empoli tanto caro a Sarri, e l'altra da scontare nel big match di domani contro la Juventus, a Torino.

Senza più centravanti Sarri è ormai costretto a ricorrere al piano C (o forse piano D, E o F): schierare un attacco formato "mini" con Insigne e Callejon nei ruoli naturali e Dries Mertens nel ruolo di centravanti atipico. Soluzione che sino a questo momento ha prodotto risultati agrodolci. Provata contro Empoli e Besiktas, le sensazioni sono state quelle di una squadra costruita e tutt'ora allenata per giocare un calcio che ha necessariamente bisogno di un terminale offensivo di un certo peso. La dimostrazione di ciò si è chiaramente vista nell'atteggiamento e nelle scelte di alcuni uomini in particolare, come ad esempio Faouzi Ghoulam, che contro il Besiktas e l'Empoli più volte si è proposto sulla corsia di competenza, come sempre, per allargare le maglie della difesa avversaria, concludendo però l'azione con una palla tagliata messa al centro per i difensori centrali avversari, essendo l'area di rigore vuota nella maggior parte delle occasioni. L'esecuzione di schemi e movimenti a memoria in questo momento penalizza il gioco degli azzurri, che hanno bisogno di cambiare il loro modo di sviluppare e finalizzare l'azione nel più breve tempo possibile.

Giocare senza una prima punta di peso, e quindi senza riferimento offensivo, richiede delle mezzeali dalla tecnica finissima e soprattutto in grado di saltare l'uomo e di buttarsi nello spazio in maniera magistrale, riempiendo il vuoto lasciato dalla punta "finta" (o "falso nueve" che dir si voglia) che viene molto fuori a prendersi il pallone (il Barcellona di Messi, con Iniesta/Rakitic/Xavi/Keita  ne è il classico esempio). Il Napoli, in tal senso, ha delle mezzeali con queste caratteristiche (Hamsik e Zielinski, il secondo molto meno del primo) ma ormai si trova prigioniero di schemi e movimenti tutti finalizzati alla conclusione del centravanti. E, nonostante Mertens sia in un periodo di forma clamoroso, che gli consente di amplificare notevolmente lo spettro e l'efficacia delle sue giocate, il problema persiste, aspettando la guarigione di Manolo Gabbiadini, che, come molti tifosi e soprattutto Maurzio Sarri si auspicano, di ritorno dalla squalifica,  dovrebbe ritrovare gol, voglia, sorrisi e movimenti da prima punta.

Prima, però, c'è la partita di domani e sono moltissimi i dubbi e le preoccupazioni che attanagliano le menti dei tifosi, allarmati soprattutto dalla grande fisicità della squadra bianconera, sia nel reparto difensivo che al centro del campo. Tale prestanza fisica sembrerebbe essere prorpio il veleno perfetto per questo Napoli, molto leggero, eccezion fatta per Allan, nel suo centrocampo titolare (con Hamsik e Jorginho) e, soprattuto, in attacco, con Insigne che in più occasioni sta dimostrando di soffrire i difensori avversari, nonostante le prestazioni in leggera ripresa, e Mertens che, pur con tutta la volontà di questo mondo, non può colmare il gap muscolare con Benatia, Barzagli, Bonucci e Chiellini. Difficile quindi che il folletto belga riesca a dare profondità alla squadra, che potrebbe avere moltissima difficoltà ad uscire dalla difesa palla al piede, come è sua abitudine fare. Molto probabilmente Allegri chiederà ai suoi tre centrali di accorciare moltissimo sugli attaccanti avversari, ed ai suoi esterni di spingere molto per costringere Insigne e Callejon a ripiegamenti difensivi molto profondi, togliendo velocità e profondità nelle ripartenze. Le premesse, senza un centravanti capace di tener palla il tempo sufficiente a far salire la squadra, non sembrano essere quindi delle migliori.

Le soluzioni, però, potrebbero esserci. In primis l'impiego di Diawara, sicuramente poco abituato a tali partite ma dotato di maggiore gamba rispetto a Jorginho, e, soprattutto, un movimento continuo degli uomini offensivi che costringa i centrali bianconeri ad uscire molto fuori dall'area di rigore favorendo l'inserimento dei centrocampisti. I punti interrogativi sono molti, e sono perlopiù legati alla grande condizione fisica necessaria per attuare tale piano tattico e alla scarsa abitudine del Napoli a giocare in tale modo.

Col tempo, probabilmente, la squadra di Maurizio Sarri riuscirà a mutare pelle, in attesa del vero Gabbiadini e del rientro di Milik. Nel frattempo, domani, a Torino, c'è la partita più attesa della stagione, contro l'avversario più inviso ai tifosi, con un Gonzalo Higuain in più ed un Milik (ed anche un Gabbiadini) in meno.