Alzi la mano chi, alla vigilia dell'inizio del campionato, vedendo la rosa dell'Empoli affidata a Marco Giampaolo dopo l'addio di Maurizio Sarri e priva di giocatori chiave come Sepe, Rugani, Valdifiori, Vecino e Tavano, avrebbe puntato anche un euro sul nuovo corso della squadra toscana. Probabilmente anche gli stessi che credevano alla salvezza nella prima stagione avrebbero faticato a credere di ammirare, un anno dopo, una squadra a tratti migliore di quella del 'Maestro di campagna', che viaggia con dieci punti di margine rispetto alla precedente gestione e che, alla sosta di Natale, ha di fatto la seconda salvezza consecutiva tra le mani.
La squadra toscana gestita dal presidente Corsi e messa in campo dal direttore Carli, oltre che dall'allenatore scelto appositamente per fare le veci di Sarri, è riuscita in un'altra impresa sportiva, quella di consolidarsi a livello nazionale imponendo un credo ben preciso sia dal punto di vista societario che meramente tecnico. Una volta lasciati partire i big verso nuovi lidi, prosecuzione naturale di un processo di maturazione individuale, i toscani si sono affidati in panchina ad un altro 'uomo di campo', al quale l'investitura è arrivata direttamente dal predecessore, che ha avallato con ammirazione e fiducia la scelta dirigenziale.
Giampaolo ha sorpreso tutti, migliorando e non di poco, i risultati strabilianti dell'Empoli dell'attuale allenatore del Napoli, fortificandone concetti e inserendo, pian piano, le giuste pedine in uno scacchiere tattico che i protagonisti conoscono oramai a menadito. Il tutto impreziosito dalla permanenza in toscana di giocatori che, fattesi le ossa nella precedente apparizione nella massima serie, sono riusciti a trascinare i nuovi innesti nel mondo Empoli e nella mentalità umile e lavoratrice dei toscani: i Tonelli, Mario Rui, Croce e Saponara, guidati dal solito Maccarone (due doppiette nelle ultime due sfide), hanno introdotto alla perfezione i giovani Zielinski, Paredes, Buchel e Skorupski, facendoli sentire a casa e dandogli tranquillità e fiducia mentale prima ancora che tecnica ed individuale.
In questo contesto, tecnico e ambientale, sembra quasi facile far bene. 27 punti, sesto posto in classifica ed un risultato mai conseguito prima d'ora: quattro vittorie consecutive, dalle parti del Castellani, non si erano mai viste. Idee di un progetto che punta sui giovani, di un progetto tattico ben preciso, fortificato dall'assetto della fase difensiva imposta ed inculcata da Sarri, evolutasi in fase di possesso palla da poche ma ficcanti migliorie apportate dall'ex Cagliari. L'Empoli è una meraviglia da vedere e studiare: interpreti sempre in movimento, abili a leggere rotazioni difensive e passaggi giusti da fare al momento adatto. Non a caso nascono le assistenze dei vari Zielinski, giocatore nuovo rispetto a quello impaurito visto a Udine, Paredes, lontano parente dallo spaventapasseri romano, e Buchel per Maccarone e Pucciarelli.
Poi c'è Saponara, definito da Arrigo Sacchi (uno che qualcosa dovrebbe capire di questo gioco) il miglior talento italiano. Il figliol prodigo, una volta tornato a casa, è riuscito a mettersi alle spalle le difficoltà di un salto di categoria fin troppo anticipato, quando la sua testa e la sua formazione non erano ancora adatte ad accettare quel passo. Riccardo è maturo, sicuro dei suoi mezzi al netto delle ancora acerbe reazioni di un ragazzo che a forza di giocate e di strappi mette a soqquadro gli assetti difensivi di qualsivoglia squadra.
Insomma, l'Empoli non è più una sorpresa, ma una stupenda realtà del calcio italiano, nata da idee di gestione societaria applicate con abnegazione e competenza sul campo. Il sesto posto il primo traguardo, la salvezza il secondo: cosa riserverà adesso il futuro?