Trentuno punti in classifica, terzo migliore attacco del campionato, migliore difesa d'Italia assieme all’Inter di Mancini. Reina è il portiere con il maggiore numero di minuti di imbattibilità in Europa, Higuain il principe dei marcatori in Italia. Basta? No. In Europa il Napoli ha ottenuto cinque successi in altrettante partite contro modesti avversari, segnando 17 reti e subendone una sola (nemmeno a dirlo i migliori della intera competizione).
Il verdetto, dopo quattro mesi di ‘cura Sarri’, sembra avere un esito unanime: il Napoli ha trovato, grazie alle idee del mister toscano ed al modo nel quale i calciatori interpretano il proprio ruolo, un sistema perfetto di gioco. Eppure, nonostante questa ampissima e prolissa, ma doverosa premessa, c’è ancora chi crede che il Napoli sia Higuain dipendente.
Lungi da noi, e come potremmo, criticare il re dei bomber della Serie A che ha appena contribuito con una doppietta a battere l'Inter. Higuain che vive in assoluto il suo miglior momento da quando è a Napoli, ed i numeri sono lì a confermarlo: lo stato di grazia mistica dura dal suo arrivo nel ritiro estivo di Dimaro. L’incontro con Sarri ha sortito più o meno l’effetto sperato, ma ciò che si evince da quella chiacchierata, formale o meno che sia stata, è che la versione 2015/2016 del Pipita è tutt’altra cosa rispetto a quanto visto nelle precedenti edizioni. Motivazioni, fame, voglia: queste le basi, solidissime, che hanno poi spinto il centravanti argentino a mettere a disposizione della squadra tutte le sue immense doti. Tuttavia, le stesse doti tecniche, in un contesto di squadra piuttosto simile, erano state nascoste, fino ad oggi, da uno smodato nervosismo e da una rabbia che Higuain stesso preferiva sfogare sui propri compagni di squadra.
Come si può, allora, parlare di dipendenza da un giorno all’altro?
Semplice, non si può. Così come non si potrebbe dire lo stesso di Messi nel Barcellona, di Ronaldo nel Real Madrid o passando ad altri sport di Curry o LeBron James in NBA e via dicendo.
La tesi che vorrebbe il Napoli pregare in ginocchio l’argentino di scendere in campo e fare il suo dovere viene smontata nel momento in cui si passa all’analisi oggettiva del sistema costruito dal Maestro di campagna arrivato da Empoli. Higuain non era riuscito ad esprimersi, nella scorsa stagione, al meglio delle sue potenzialità, sia per colpe sue che del sistema cucitogli addosso (e non parliamo solo di quello tecnico, ma anche psicologico). Sarri, invece, prima ancora di costruire sull’Higuain calciatore le fortune del Napoli ha pungolato l’ego del centravanti dell’Albiceleste nell’orgoglio facendogli credere, a giustissima ragione, che fin qui ciò che aveva dimostrato era soltanto una minima parte del suo potenziale.
Se invece non si vuole considerare il solo aspetto mentale della questione si passa a quello prettamente tecnico, legato in maniera indissolubile alla stabilità che Sarri è riuscito a dare al reparto difensivo. Cosa c’entra l’impermeabilità difensiva con Higuain? C’entra, eccome. Anzi, assume un ruolo quasi fondamentale. Il Napoli è riuscito ad ottenere i risultati che sono sotto gli occhi di tutti grazie ad un ritrovato assetto difensivo, reso impenetrabile dalle idee di Sarri, dalla presenza di Reina tra i pali e grazie a degli interpreti che hanno riacquisito tranquillità e fiducia nei propri mezzi. La stessa fiducia che, di conseguenza, viene trasmessa ad Higuain, che sorretto dal sistema di gioco sarriano, dalle due mezzali che lo accompagnano e lo scortano e dalle due ali che gli forniscono i cioccolatini sul piatto d’argento contribuiscono nella naturale esaltazione delle sue caratteristiche.
La dipendenza, dunque, non è affatto dall’Higuain calciatore o trascinatore, bensì del sistema Sarri che ha permesso ai protagonisti in campo di mettere in luce le infinite qualità del centravanti di Brest, che è assolutamente determinante nelle fortune partenopee.
Determinante, non dipendente.