Anno nuovo, vita nuova. Già, rapportando al mondo del Calcio giocato questo detto potrebbe diventare "stagione nuova, vita nuova", quella che spera di ritrovare Marek Hamsik, gioiello del Napoli, uomo simbolo di una squadra che da quando è arrivata in Serie A è legata indissolubilmente alla presenza di questo slovacco prelevato dal Brescia, che nel corso della sua carriera si è fatto le ossa prima di esplodere e diventare "Marekiaro", l'oro di Napoli.
Crescita che, sebbene le prime stagioni sulla cresta dell'onda, con gol, assist, prestazioni clamorose in casa e fuori casa, sembra essersi arrestata all'arrivo di Rafa Benitez alle pendici del Vesuvio. Sia chiaro, tutto verrà detto tra queste righe, fatta eccezione per addebitare presunte colpe dell'allenatore spagnolo nella gestione, nella maturazione e nello sviluppo tecnico e tattico del giocatore slovacco. Semplicemente, andremo ad analizzare i motivi per i quali il centrocampista del Napoli non è riuscito, per un motivo o per un altro, a consacrarsi come uno dei mediani più forti del panorama europeo, caratteristiche e capacità che sembravano essere nelle corde del natio di Banska Bystrica.
Nell'analisi dei problemi tattici del giocatore nelle ultime due stagioni va fatta una doverosa puntualizzazione: Marek Hamsik nella sua prima stagione napoletana partì, nel centrocampo di Edoardo Reja, come mezzala classica di un centrocampo a tre (foto 1): svariati i suoi compiti, prettamente offensivi, che ne prevedevano l'inserimento, in appoggio alle due punte che erano Zalayeta e Lavezzi che all'occorrenza si allargavano per fargli spazio (foto 2) e poca interdizione. Gli schemi del goriziano sembravano calzare a pennello per le doti di lettura del campioncino slovacco, che s'affacciava per la prima volta alla massima Serie italiana e risultò uno dei mediani più prolifici della stagione 2007-2008: 40 presenze stagionali, 10 reti a segno, oltre che presenza pressocché costante in ogni azione da rete degli azzurri.
Diverso ancor di più il ruolo che Weiss gli ritagliò nella Slovacchia, Nazionale della quale ne è diventato uomo simbolo e capitano: Hamsik agisce, la maggior parte delle volte, da centrocampista centrale in una mediana a due, raramente schierata a tre dove occupa il suo ruolo naturale di mezzala sinistra, o addirittura di appoggio alle punte partendo sempre, ed in ogni caso, dalle retrovie.
Col passare del tempo e degli anni, la maturazione calcistica e caratteriale del giovane slovacco è senza alcun dubbio accresciuta, così come il valore del suo cartellino e degli interessi nei suoi confronti, anche da parte delle grandi squadre europee, che spesso hanno bussato alla porta partenopea per avere informazioni sulla sua cessione. Tuttavia, come già sottolineato in precedenza, qualcosa nella definitiva consacrazione di Hamsik si è inceppata, con lo slovacco che, per motivi anche legati alla sua natura ed ad una personalità all'apparenza poco decisa in grado di non farlo imporre in campo e fuori, sembra essere rimasto sempre vicino dall'ultimo passo verso l'affermazione totale.
La definitiva consacrazione di Hamsik sembrava essere avvenuta con l'arrivo a Napoli di Walter Mazzarri, che sebbene lo sposti leggermente più in avanti, non lo imbriglia con la presenza di ali al suo fianco. L'allenatore toscano comunque tende ad allargare gli spazi con i terzini di centrocampo, lasciando ampio raggio di manovra sia allo slovacco che ai due attaccanti, nell'occasione Lavezzi o Pandev e Cavani. Risultato a dir poco clamoroso: Hamsik nella seconda stagione mazzarriana realizza 12 gol in campionato, suo record in Serie A.
Oltre ai motivi legati alla personalità del centrocampista azzurro, tatticamente c'è qualcosa che sembra averlo legato. I dissidi ed i principali problemi della gestione Benitez nei confronti dello slovacco sembravano arrivare dal posizionamento come trequartista di Hamsik. In quello che sembra, all'apparenza, il ruolo di dieci classico, l'ex Brescia fatica e non poco. Motivo? Hamsik ha nella lettura degli spazi vuoti, senza palla, la sua caratteristica principale; è un giocatore a cui non piace particolarmente partire palla al piede nonostante l'eccelsa tecnica di cui dispone; passatore sopraffine (ricordiamo un passaggio di sinistro contro il Palermo per un gol di Maggio in zona Cesarini) e, anche se non sembra uno scattista, ha in dote anche una discreta velocità di base (il Milan, nel 2007, ha avuto discreta prova delle sue doti palla al piede nel 3-1 finale).
Hamsik viene relegato, sotto la guida dello spagnolo, a giocare quasi esclusivamente spalle alla porta, con lo schema che lo porta a girarsi quasi sempre palla al piede per provare la giocata o puntare la porta. Il tutto quasi da fermo. Le qualità tecnico-tattiche del jolly azzurro vengono limitate e non poco dal posizionamento che gli viene affibiato dall'allenatore ex Liverpool, anche se nella prima fase del campionato 2013/14 Hamsik mette a segno gol a raffica. Un pò per colpe di Hamsik, altrettante per demeriti dell'iberico nel ritagliargli un ruolo consono alle sue caratteristiche (sarebbe stato più adatto uno come Sneijder), Marek resta sempre in questo limbo tra l'esplosione definitiva e la delusione. C'è qualcosa che non va: un infortunio ne condiziona la seconda metà di stagione, mentre il Benitez/bis lo vede quasi sempre sostituito ad inizio ripresa. Il rapporto con lo spagnolo non decolla, Hamsik piomba in un'apparente crisi che le parti tendono a smorzare e che soltanto l'addio per la Casa Blanca di Benitez riuscirà a mettere a posto.
Si passa, infine, alla scelta di Maurizio Sarri, allenatore proveniente dall'Empoli che usa, a seconda degli interpreti a sua disposizione, il 4-3-1-2 come fatto nella scorsa stagione alla guida dell'Empoli o con il 4-3-3, con la possibilidà di cambiare in corso d'opera durante le partite stesse. In che posizione verrà schierato Marek Hamsik? Tutto sembra far pensare al ritorno dello slovacco alla posizione originaria di mezzala, sul fronte sinistro, con due centrocampisti con compiti difensivi a corpirgli le spalle. Ritorno al passato dunque, con Hamsik che potrebbe tornare in una posizione di partenza più consona rispetto a quella degli ultimi anni, che gli permetterebbe di leggere le situazioni offensive che si sviluppano. Ecco in grafica le idee del nuovo Napoli.
Un ritorno alla posizione ideale per lo slovacco che può far ben sperare i tifosi del Napoli, che si aspettano da Hamsik una stagione su grandissimi livelli, magari tornano alla tanta agognata doppia cifra di realizzazioni che manca oramai da due anni e dall'addio di Mazzarri al Napoli. Hamsik ci spera, Sarri ci spera. Lo slovacco vuole tornare a ruggire.