Il ritorno dell'uomo ragno a Genova richiama grande attenzione. La Sampdoria di Massimo Ferrero dopo l'esaltante stagione con Sinisa Mihajlovic alla guida della squadra blucerchiata richiama l'ex portiere doriano dopo la pausa di Dubai: Walter Zenga torna a Bogliasco, presentandosi alla stampa con rinnovata fiducia e maggiore esperienza rispetto alla prima parentesi in quel di Palermo.
Anche le parole dell'ex deltaplano, così come venne definito da Gianni Brera, sembrano più attente e non spropositate come quelle siciliane: "Per me è veramente un grandissimo onore e una grandissima emozione, rivedo alcune facce conosciute. Mi piace dire che torno a casa e che torno in una famiglia, per me è un punto di arrivo importantissimo. Quest'anno sono state fatte cose fantastiche, sono qua per migliorare le cose e far bene. Un allenatore deve essere abituato a prendersi delle responsabilità, la società lo prende perché crede che possa fare delle scelte che devono essere fatte sempre per il bene della società. Non dobbiamo mai dimenticarlo, le decisioni sempre per il bene del club".
Dalla presentazione si passa alle aspettative ed anche se è lecito non attendersi frasi ad effetto essendo la prima chiacchierata con la stampa, Zenga manifesta tutta la sua emozione e la voglia di far bene alla Sampd
L'aggressività della stampa si riconosce dalle prime parole, quando gli viene chiesto dove porterà la Samp. Il neo allenatore si districa con gran signorilità, ma cerca comunque di porre l'asticella su un livello discretamente alto: "Aspettate un secondo, sono appena arrivato (ride ndr)! Non sono di passaggio, un anno di contratto è perché io non voglio essere dipeso da nessuno, voglio che la gente capisca che io non sono venuto qua perché cercavo un contratto. A me interessa lavorare bene, se andremo bene automaticamente ci ritroveremo tra un anno".
Un occhio anche allo staff, con Zenga che spiega per filo e per segno in che modo ha organizzato col presidente Ferrero il lavoro e la gestione della squadra tra i suoi collaboratori: "Abbiamo valutato tanti aspetti, anche questo. Quello che io amo fare è sempre condividere le cose che decido con la società, il club ha una valenza importante e non posso decidere per conto mio. Volevo uno staff di persone che avessero tra di loro affinità e che fossero motivate, con voglia di mettersi in gioco dal primo giorno".
La novità è rappresentata da Gigi Cagni, uomo ed allenatore ben più esperto di Zenga, che spiega così la sua scelta: "Cagni lo conosco da 35 anni, ha fatto una carriera splendida da allenatore e ha le motivazioni giuste. Si assumerà la responsabilità di coordinare la fase difensiva, io mi sono formato negli Stati Uniti e là hanno i coordinatori per ogni ruolo. Gigi rappresenta la persona che mi bilancia e in cui io credo ciecamente, lui mi ha risposto che veniva immediatamente. Bellucci ha una forza interiore straordinaria, ha voglia di emergere, ama la Sampdoria. Ho creato uno staff di persone famigliari, Bartali è stato con me a Catania, Brambilla oltre ad aver lanciato Marchetti e Sirigu quest'anno è stato premiato come miglior allenatore dei portieri della B. E poi c'è Catalano che lo abbiamo confermato. In ogni caso per me prima viene il rapporto, prima l'uomo e poi il calciatore. Se non c'è questo rapporto è inutile iniziare. La strategia sarà facile da attuare, prima devi conoscere i giocatori però. Non puoi partire con un'idea senza sapere esattamente i giocatori che porti in ritiro".
Infine, Zenga parla del modulo che intende usare con la sua Sampdoria e del rapporto che si è instaurato con il presidente Ferrero, che successivamente è entrato in conferenza stampa per un paio di batutte: "Modulo? E' una bella domanda, posso giocare col 4-3-3 o qualsiasi sistema, ma bisogna vedere
Immancabile la battuta del presidente Ferrero, che entra in sala stampa con Edoardo Garrone e prende subito la parola: "Zenga deve far divertire il presidente tutte le domeniche, voglio vincere e se perdo voglio che ci sia bel calcio. Le mie parole sugli arbitri? Ho detto che bisogna cambiare le regole perché gli arbitri non possono stare nella Figc, credo nella buona fede degli arbitri. Ho però capito che un punto può far la differenza, con la Lazio proprio non mi è andata giù. Che vuol dire che Zenga non è in Italia da 5 anni? Non è mica giapponese. Sono favorevole alla continuità, se si fa un progetto e si segue credo che l'esonero fa male solo alla saccoccia del presidente. Sosterrò Zenga fino alla morte".