Dopo il pessimo episodio di Domenica scorsa (clicca qui per i dettagli), costato a Denis 5 giornate di squalifica, Lorenzo Tonelli esce allo scoperto per fare chiarezza su quanto accaduto. A prescindere dall'agguato fatto dall'attaccante argentino e da Cigarini, il difensore toscano è apparso stupito soprattutto per il comportamento dell'Atalanta, che, invece di dissociarsi totalmente da tale condotta, ha provato a difendere i suoi tesserati. Sicuramente le esternazioni di Pierpaolo Marino sono apparse decisamente inadeguate e fuori luogo; il direttore sportivo, soprattutto in un momento dove è necessario abbassare i toni, ha perso una grande occasione per dimostrare umiltà e senso del dovere.
"Quello che ho letto, che avrei minacciato Denis davanti al figlio nel tunnel, sono gravi accuse: anzitutto è falso, perché lui stava parlando a Sky, e poi ci sono persone che hanno visto che non ero nel tunnel ad aspettarlo. Mi chiedo come abbia fatto il Procuratore a scrivere quelle cose, come le abbia sapute. Un toscano non dice “Ammazzo a te”, direbbe “ammazzo te” ". Questa la prima ricostruzione dei fatti espressa da Tonelli in conferenza. Il difensore empolese, per queste presunte minacce, è stato anche squalificato per una giornata. Poi prosegue il racconto del difensore toscano: "Erano passati venti minuti dalla fine, ero dietro la porta e sento Denis che mi chiama. Mi affaccio, lui fa finta di volermi parlare e mi dà un cazzotto sullo zigomo a tradimento. Io faccio un passo indietro e vado verso di lui, appena uscito dallo spogliatoio c’era Cigarini che mi ha fermato. Denis è tornato e mi ha dato due pugni in testa, ho spostato Cigarini e sono andato verso Denis. Mi ha fermato un dirigente dell’Atalanta e mi ha buttato in terra, si sono spente le luci e Denis è scappato. Cigarini mi ha chiamato sul pullman, ha giurato sui suoi figli che non c’entrava niente. Gli voglio chiedere: una persona che non c’entra niente non ha il tempo materiale di intercettarmi e di tenermi fermo. E’ stato un agguato premeditato. Lui mi ha tenuto e l’altro mi picchiava".
Tonelli poi si lascia andare spiegando il motivo di questa conferenza: "Non volevo parlare, non avevo niente da giustificare al contrario di altri. Ma ci sono state delle gravi accuse sulla mia persona e sui fatti, allora mi sono sentito di parlare. Era una partita importante, uno scontro salvezza, durante la gara ci può essere del nervosismo dovuto all’eccessivo agonismo. Questo ovviamente può portare a duelli fisici un po’ più rividi e a delle provocazioni che ci sono state da entrambe le parti, sono normali durante un partita di calcio. Voglio precisare però che quando l’arbitra fischia la fine, qualsiasi cosa deve finire. Portare fuori il rancore ed il nervosismo è sbagliato, si passa un messaggio sbagliato. Finita la partita sono andato a salutare i tifosi, ho stretto la mano agli arbitri e sono andato diretto negli spogliatoi. Se l’Atalanta avesse porto subito delle scuse, non sarebbe successo niente. Hanno voluto portare delle giustificazione per salvarlo, dicendo falsità sulla mia persona. Più che danni fisici, sono quelli morali qui. Sentire dire che ho minacciato lui ed il suo bambino di morte… Che persona sarei? Se lo avessi fatto nel tunnel, sarebbe successo subito qualcosa. Forse mi sbaglio… E’ una situazione spiacevole, sono deluso ed amareggiato. Sono tutte cose false, è questa la cosa che fa male".