Un mese di Gennaio da favola, ma non solo. Il Napoli di questo inizio 2015 vola. Lo dicono i numeri. Lo dicono le classifiche. Sette vittorie in otto partite, tra campionato e coppa: Cesena, Lazio e Chievo in esterna, Udinese, Genoa, Inter e di nuovo Udinese al San Paolo. La classifica del nuovo e giovane anno solare recita Napoli al comando, poi il resto del plotone. Ma quali sono i meriti del successo? Dove è cambiato il Napoli? Quanto può durare?
Tra gli aspetti positivi che caratterizzano questo filotto di vittorie (sconfitta con la Juventus compresa) vanno sicuramente considerati e miscelati tra loro una serie di aspetti: la fiducia ritrovata dal gruppo (staff e giocatori) dopo Doha, l'italianizzazione di Rafa Benitez che sembra finalmente più cinico ed umile rispetto alla stagione scorsa ed una coppia di giovanotti che da inizio Gennaio sono stati inseriti nel gruppo e stanno dando un apporto maggiore di quel che ci si attendeva.
Procediamo per gradi. Partendo dalla convinzione e dalla maturità che sembra finalmente raggiunta da parte del gruppo. Il Napoli che ha lasciato il vecchio anno e si affacciava verso il 2015 sembrava pauroso, intimidito, privo di spina dorsale. Ecco sopraggiungere il toccasana Supercoppa, che ha infuso quella sicurezza e quella consapevolezza giusta all'insieme. Non che prima che mancasse, ma si faceva fatica ad ottenere e coagulare. Adesso la squadra che scende in campo sembra avere un piglio diverso, non solo tatticamente, ma anche nella postura, nell'animo.
GONZALO DIPENDENZA - Da non sottovalutare sotto questo aspetto il ruolo di leader, tecnico e carismatico, assunto da Gonzalo Higuain. Un pò per imposizione da parte di Benitez che più volte gli aveva mandato delle frecciatine in tal senso, un pò per precedente mancanza in rosa, il pipita si è incaricato di tale onere. L'argentino ha inoltre messo da parte l'orgoglio ferito del campione che, deluso dall'eliminazione dalla Champions e frustrato dopo il periodo nero di
ITAL-BENITEZ - Tuttavia questi meccanismi erano già ben oleati prima dell'arrivo di Gabbiadini. Allora cos'era che mancava al Napoli? Perché anche quando imponeva il suo gioco non riusciva a raccoglierne i frutti? La soluzione potrebbe stare dietro a quella che in questo mese si sta chiamando comunemente "italianizzazione" di Rafael Benitez. L'allenatore del Napoli si sta riscoprendo meno esteta e più cinico rispetto al passato. Un ritorno alle origini Beniteziane, perchè sia in quel di Valencia che al Liverpool il tema tattico era più o meno il seguente. Meno possesso palla, meno fraseggio, più copertura ed equilibrio. Meno passaggi in orizzontali, più verticalità e ripartenze. Il Benitez all'italiana, o alla napoletana che dir si voglia, predilige due medianacci di rottura davanti alla difesa, con gli esterni d'attacco che partono molto più bassi nel suo ipotetico 4-4-2 in fase di non possesso. A partire dalla sconfitta di San Siro, con le conseguenti polemiche, lo stravolgimento, tattico e di filosofia. Che sia il viatico per fare l'ultimo e definitivo passo per la consacrazione?
L'AIUTINO ESTERNO - E' innegabile. Nei recenti risultati del Napoli hanno influito, e non poco, gli innesti del mercato invernale. Strinic ha giocato, dopo Cesena e Juventus, tutte le gare di campionato e coppa (ben 5), prima di rifiatare domenica contro l'Udinese grazie al rientro anticipato di Ghoulam dalla spedizione a
DOVE MIGLIORARE ANCORA - Nonostante i risultati positivi e la striscia vincente, a Napoli non è tutto oro quel che luccica. Certo, i punti rosicchiati alla Roma e quelli guadagnati sulle dirette inseguitrici fanno ben sperare, ma le lacune e le pause all'interno delle partite stesse fa
La strada intrapresa però sembra quella giusta, l'onda azzurra non sembra intenzionata a fermarsi. Sabato, a Palermo, l'ennesimo esame.