19 punti in altrettante partite, ottenuti con 3 vittorie e 10 pareggi, mentre le sconfitte sono 6 che per una squadra che lotta per la salvezza sono poche. Questi sono i numeri dell’Empoli alla fine del girone d’andata, un Empoli che se finisse ora il campionato sarebbe salvo e per la società toscana sarebbe come vincere uno scudetto. Eppure ad inizio anno molti sono gli scettici che candidano l’Empoli insieme al Cesena a una sicura retrocessione, nonostante ciò la società capitanata dal Presidente Corsi, con il grande ausilio del direttore sportivo Carli, mantiene il suo credo calcistico formando una squadra giovane e mantenendo la maggior parte dei giocatori che contribuiscono alla magistrale cavalcata della precedente stagione, conclusasi con la magica serata del 30 maggio scorso che sancisce la promozione dell’Empoli che torna in serie A dopo 6 anni.

Ma aldilà di tutti gli elogi possibili per questo grande club che rappresenta un’eccezione del campionato per il suo modo di concepire e fare calcio, l’uomo che crea in questi ultimi 3 anni una macchina molto efficace è Maurizio Sarri, tecnico nativo di Napoli ma cresciuto a Figline Valdarno. Sarri rappresenta un grande esempio come allenatore ma anche come uomo: lui infatti è impiegato di banca e fa l’allenatore la sera dopo il lavoro gratuitamente, poi i successi ottenuti con le varie squadre locali e successivamente con Sansovino e Sangiovannese gli spalancano le porte del grande calcio con esperienze in piazze più probanti come Pescara, Arezzo e Perugia. Nel 2012 la grande chiamata dell’Empoli dopo anni un po’ difficili per il tecnico, e il suo compito non è semplice perché la squadra viene da una finale play-out vinta, ma in estate ci sono le dimissioni dello storico dg Vitale e le voci di un possibile addio di Corsi. Ma quell’anno con Sarri allenatore e Carli direttore sportivo l’Empoli mostra un grande calcio e raggiunge la finale play-off persa poi con il Livorno. Nella stagione successiva l’Empoli, cambiato poco nell’ undici titolare, se si eccettuano gli addii di Saponara e Regini, sostituiti rispettivamente da Verdi e Rugani, conquista meritatamente la serie A mettendo in campo mediamente 6 calciatori del proprio settore giovanile. Grande premio per Sarri che a 55 anni debutta in serie A dopo tanta gavetta e per l’Empoli che può giocare per la decima volta in massima serie. E anche quest’anno in serie A le cose sono rimaste quasi inalterate con pochi innesti oculati e con un profilo “da Empoli” e quasi tutti i reduci della scorsa stagione che dimostrano di poter essere da serie A. E sono tanti i giovani che l’Empoli in questi 5 mesi mette in mostra: da Rugani a Pucciarelli, passando per Tonelli, Hysaj, Vecino, Verdi e molti altri, ma anche diversi giocatori che mai hanno giocato in serie A come Valdifiori e Croce, non più giovani ma che dimostrano a suon di buone prestazioni che possono arrivare molto prima nella massima divisione italiana.

Ma la cosa che più sorprende dell’Empoli è il fantastico gioco che esprime. Molti lo definiscono il migliore di Italia: palla a terra, passaggi veloci e di prima, verticalizzazioni improvvise di Valdifiori, autentico metronomo e direttore d’orchestra, ed entusiasmo e voglia di stupire che non mancano mai alla squadra azzurra. La Sarriband sa benissimo che nel girone di ritorno occorre però essere più cattivi in certe circostanze e concretizzare maggiormente le occasioni create durante le partite, per questo è ufficializzato il ritorno del figliol prodigo Riccardo Saponara che nell’ultimo anno e mezzo è stato al Milan ma senza trovare gloria personale anche per una gestione non oculata da parte della squadra rossonera. Ma ora torna alla casa madre e con le sue giocate, la sua classe e i suoi assist prova a far segnare di più gli attaccanti dell’Empoli che totalizzano solo 7 gol finora (3 gol Pucciarelli, 2 gol Maccarone e Tavano, mentre il bomber della squadra è addirittura il difensore Tonelli autore di 4 gol). E con un Saponara in più i tifosi dell’Empoli ci credono e sognano il miracolo della salvezza.