Napoli-Udinese, 7 dicembre 2013. Napoli-Empoli, 7 dicembre 2014. Due date, due partite, che a distanza di un anno sembrano essere due fotografie perfette del Napoli di Rafa Benitez. Sulla qualità dell'allenatore spagnolo ci sarebbe davvero poco da discutere, ma esattamente dopo 365 giorni il Napoli si ritrova a valutare gli stessi errori e gli stessi punti persi contro le cosiddette "piccole".
Un anno fa si giocava di sabato contro l'Udinese di Guidolin, sempre al San Paolo, e la squadra azzurra dopo essere andata avanti per 2-0 prima e 3-2 dopo, sciupò tutto nei minuti finali. Sebbene l'andamento della gara rievochi soprattutto l'ultima gara casalinga contro il Cagliari di Zeman, con un'andamento praticamete uguale alla partita con i friulani, le coincidenze delle date tra la gara di ieri contro l'Empoli e quella di un anno fa sono alquanto singolari. Soprattutto se si pensa che, dopo un anno di lavoro (e di proclami) con mister Benitez la squadra azzurra sembra essere sempre la stessa, alle prese con gli stessi problemi: sembra esserci un luogo comune in tutti i gol che prende il Napoli, da quelli su azione a quelli da calcio d'angolo, passando per le disattenzioni dei singoli e di squadra.
Potremmo parlare delle partite contro il Chievo, il Palermo e le stesse Cagliari ed Empoli o di quelle dello scorso anno, ma il leitmotiv che lega tutti questi punti persi è uno ed uno soltanto: il Napoli rischia seriamente di essere un'eterna incompiuta a causa dei continui errori, singoli e di squadra. Una società immacolata, con i conti in regola e con il segno più ad ogni chiusura di bilancio ma che non riesce a trovare la quadratura del cerchio in campo. Ma di chi è la colpa? Proviamo ad analizzare gli aspetti che potrebbero essere le cause di questa flessione della squadra partenopea.
La società è incapace di fornire una necessaria protezione alla squadra e all'allenatore, che puntualmente vengono esposti alla mercè di tifoseria e stampa. Un'ulteriore pecca potrebbe essere quella di non completare sufficientemente la rosa ad ogni sessione di mercato. D'accordo il financial fair play, ma la sensazione è quella che, compatibilmente con il rigore di questa norma e con i proclami del presidente, non si voglia nemmeno provare a fare l'ultimo passo verso la gloria.
Capitolo allenatore: come già detto, criticare Benitez che ha una bacheca più ricca di quella della società azzurra sarebbe ridicolo, ma quantomeno possiamo sollevare qualche dubbio sul suo modo di gestire la squadra e la rosa. Un anno e mezzo dopo l'arrivo di don Rafè, Napoli ed il suo Napoli sono alle prese con gli stessi errori, individuali come di squadra. Il punto è uno: un bambino quando si scotta col fuoco evita di toccarlo nuovamente. Il cambio di passo e mentalità è tutt'altro che prossimo alla realizzazione: la sostituzione di ieri contro l'Empoli, quando una volta agguantato il 2-2 è uscito Zapata per far posto a Gargano, è sembrato quasi il segno della resa, tecnica e morale dell'allenatore. Piuttosto che dare la carica alla squadra, incitandola e spronandola verso la vittoria, ha preferito tirare i remi in barca e difendere il pareggio. Ai posteri l'ardua sentenza, ma: perchè quel cambio Rafa?
Infine la squadra. Higuain, Callejon, Mertens, Hamsik e quant'altro. Con tutto il rispetto per il volitivo, organizzato e spettacolare Empoli visto ieri al San Paolo, il Napoli aveva l'obbligo di portare a casa i tre punti. Come mai da un anno a questa parte la stessa ed identica squadra (Lopez per Behrami, Koulibaly per Fernandez e Rafael per Reina) è sempre in grado di battere tra le mura amiche la Roma o andare a Firenze a fare la partita e vincerla per poi perdere punti contro Palermo, Empoli e Chievo?
Sarebbe sbagliato prendersela con qualcuno piuttosto che con altri, ma qualcosa non va, soprattutto se si pensa che i problemi che erano già presenti in passato ritornano spesso d'attualità. Il tutto condito da un dubbio atroce sul futuro che condiziona prestazioni della squadra e le strategie societarie come un'enorme spada di Damocle sulla testa: il rinnovo di Rafa Benitez è l'ultimo o forse il primo dei problemi che sembra offuscare anche la brillante mente dell'allenatore spagnolo. Senza allarmismi ed essere pessimisti, il famoso step in avanti che si era prefissato la società ad inizio anno non c'è stato. I panni sporchi si lavano in famiglia, ma a patto che non si esca dalla riunione con qualche alone di troppo.