Keko e Gyomber sono i due giocatori simbolo della cura-De Canio. Sono giovani, promettenti e hanno trovato entrambi poco spazio prima dell’arrivo del tecnico di Matera. Ma se lo slovacco è arrivato alle pendici dell’Etna solo quest’estate, diversa è la situazione dell’ala spagnola. Facciamo un passo indietro.
È il 19 luglio 2011 quando Sergio Gontán Gallardo, noto agli amanti del calcio come Keko, prodotto della cantera dell’Atletico Madrid con cui aveva anche esordito nella Liga, approda al Catania. Si tratta del primo acquisto della stagione per i rossazzurri, effettuato grazie alla sagacia dell’agente FIFA Gianluca Fiorini e di Pietro Lo Monaco, allora ad dei siciliani, che, sfruttando una clausola insita nel contratto del giocatore, riescono a svincolarlo e a portarlo in Italia a parametro zero. Subito, sul sito ufficiale, appare una foto del giocatore abbracciato al presidente Pulvirenti. Lo spagnolo si aggrega fin da subito al ritiro pre-stagionale al Torre del Grifo Village sotto l’egida di mister Montella.
Due settimane dopo si mette in mostra nell’amichevole di prestigio contro l’Athetic Bilbao: il Catania perde 3-1, ma è suo il destro al volo con il quale gli etnei trovano il gol della bandiera. Negli ultimi giorni di mercato, però, il Catania si scatena: arrivano Legrottaglie, Paglialunga, Almiron, Lanzafame e Suazo. Keko, così, finisce nel dimenticatoio: Montella non lo schiera mai in Serie A e gli “regala” appena un minuto nel match casalingo di Coppa Italia, perso contro il Novara. Così, a gennaio, il giocatore passa insieme al compagno di squadra Sciacca in prestito al Grosseto. Il campionato di B, però, è molto fisico e lascia pochi spazi a giocatori tecnici come lui. Così, gioca appena dieci gare senza lasciare il segno e torna alle pendici dell’Etna dove, stavolta, trova Maran. Con l’allenatore veneto la solfa non cambia: l’ex giocatore di Real Valladolid, Cartagena e Girona si allena con dedizione ma non riesce mai a trovare il campo.
Poi, a febbraio, a causa dell’indisponibilità di Barrientos, Maran decide a sorpresa di farlo debuttare dal primo minuto con il Parma e lui ricambia la fiducia (forzata) con un gol che, però, non cambierà nulla nelle gerarchie del tecnico trentino: in totale, a fine stagione, per lo spagnolo quatto presenze (condite dal gol ai crociati) e una in Coppa Italia.
Keko, campione d’Europa Under 17 nel 2008 e vicecampione continentale due anni dopo con l’Under 19 iberico, nonostante l’interessamento di alcune formazioni di Serie B, rimane a Catania anche nella stagione successiva. Nella pre-season si mette ancora in evidenza, segnando un bel gol al Varese, ma Maran continua a non vederlo: nelle prime otto giornate di Serie A, racimola soltanto due scampoli di gara.
Tuttavia, l’arrivo di De Canio segna un’inversione di tendenza: complici anche le defezioni di alcuni titolari, il nuovo allenatore gli dà fiducia fin da subito e lo spagnolo lo ripaga con prestazioni di quantità e qualità. Giocare fa bene a Keko e i miglioramenti si notano di settimana in settimana. Con la grinta e il coraggio dimostrato, si beffa della sua esilità e riesce sempre a dare un contributo determinante: altruista sotto porta, manca ancora di cattiveria davanti al portiere avversario, dando prova di non esser un bomber di razza ma un ottimo rifinitore.
A suon di buone prestazioni il numero 26 entra a pieno diritto tra le sorprese della stagione rossazzurra e si candida a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel campionato di Serie A. Per i tifosi della Tribuna B, però, non si tratta di una scoperta: da mesi, infatti, supportano il giocatore esponendo al Massimino lo striscione: “Keko uno di noi”. E lui, ha promesso di ricambiare con un gol.