I gruppi ultrà della Curva Nord del Genoa stanno decidendo come festeggiare nel migliore dei modi i primi 40 anni della bandiera più antica d'Italia. Domenica sera, in occasione della gara con la Fiorentina, il drappo potrebbe anche sventolare da solo per qualche minuto tra gli appllausi di tutto lo stadio. 

Quarant’anni controvento, senza mai sfilacciarsi: questa la storia del  bandierone rossoblù di Dario Bianchi, cofondatore della Fossa dei  Grifoni insieme con un gruppo di amici tra cui Gianni Bardi e Stefano  Aloigi, realizzato al ritorno del Genoa in A dopo un decennio e  “inaugurato” nella trasferta al “Menti” di Vicenza, un pari per 1-1  con le reti di Macchi e Sidio Corradi nel 1973. Gli storici specializzati  sostengono trattarsi del vessillo più antico tuttora presente negli  stadi italiani, al pari di un drappo nella disponibilità di un  sostenitore dell’Udinese. Ovviamente Bianchi è più che orgoglioso,  oltre che geloso, del suo cimelio, che in vista del 120º compleanno  del Genoa riceverà un tributo adeguato da tutta la Nord, a partire da  domenica sera.

Lungo 5 metri e largo 3,5, nel corso di quattro decenni il bandierone  si è visto sventolare in tutti gli stadi d’Italia e quelli europei  toccati dalla campagna nella Coppa Uefa ‘91/‘92, da Oviedo a Bucarest,  dal “sacrario” di Anfield Road a Liverpool fino ad Amsterdam, per non  parlare dell trionfo all’Empire Stadium di Wembley nell’Anglo-Italiano  1996. Bianchi lo ha portato dappertutto come un segno storico di fede  nelle sue scorribande negli stadi che spesso lo vedevano al fianco  dell’inseparabile Sergio Ferreggiaro, che tutti conoscevano come  “Callaghan”. Un nome di battaglia dovuto non al rude poliziotto  interpretato da Clint Eastwood, ma a un ancor più rude giocatore del  Liverpool degli anni Sessanta.

Vento e pioggia hanno imposto, anno dopo anno, sistematici interventi  di restauro per prevenire l’inclemenza del tempo che passa e degli  agenti atmosferici. Ma il bandierone di Dario è rimasto sempre lo  stesso, eccettuata una scritta testimoniale nel ricordo di un caro  amico. Il “Ciao Mauri” che Bianchi ha voluto aggiungere, infatti, è il  commosso omaggio a Maurizio Sivori, un grande tifoso genoano di  Casarza Ligure scomparso troppo presto, ma che continua a girare di  stadio in stadio, come nome sventolato dall’amico Dario.