Dopo sette anni, il rapporto tra il Catania e Takayuki Morimoto si è interrotto definitivamente. Peccato, perché ritornando in patria a soli 25 anni, uno degli attaccanti giapponesi più promettenti degli ultimi dieci anni, conclude la sua esperienza nel calcio che conta senza colpo ferire.
Tutto è nato nell'estate 2006, quando i siciliani, neopromossi in Serie A, hanno acquistato dal Tokyo Verdy il primo giapponese della loro storia. Morimoto ha soli diciott’anni, ma per per rapidità e freddezza sottoporta viene paragonato al brasiliano Ronaldo. Nel campionato Primavera, in effetti, comincia a segnare con regolarità, guadagnandosi le attenzioni di Marino, allenatore della prima squadra. Il mister di Marsala lo fa esordire negli ultimi minuti di Atalanta-Catania e il giovane asiatico ricambia segnando il gol del pareggio. Da quel momento in poi, anche a causa di infortuni, il suo rendimento è discontinuo: nel 2007-2008, per lui, appena quattordici partite e un gol in Serie A; nell'annata seguente, invece, ventitré gare, corredate da ben sette reti e dall'interessamento di Arsenal e Manchester United nei suoi confronti. Non se ne fa nulla e, nel 2009-2010, Atzori punta su di lui come perno d’attacco.
Il giapponese, però, fatica a segnare, il Catania è ultimo in classifica e l’allenatore viene sollevato dall’incarico. Con gli arrivi di Mihajlovic e Maxi Lopez, Morimoto non trova più spazio e chiude la sua annata con ventisette partite e appena cinque gol. Nonostante questo, il tecnico Takeshi Okada lo include nella spedizione della nazionale nipponica in Sudafrica, dove Morimoto comunque, vedrà solo la panchina. Va peggio nella stagione seguente dove con Giampaolo prima e Simeone poi, totalizza solo dodici gare, mettendo a referto una sola marcatura. Nell’estate 2011, allora, si trasferisce a Novara in comproprietà, ma le cose non vanno meglio: diciotto partite, quattro gol (uno dei quali contro il Catania) e tanti problemi fisici che, tra l’altro, fanno saltare il suo passaggio al Chievo nel mercato di riparazione.
Tornato in riva al Mar Ionio dopo la retrocessione dei piemontesi, sembra a corto di motivazioni e Maran gli regala solo pochi scampoli di gara. In scadenza di contratto, a gennaio il giapponese rinnova per un anno, prima di passare in prestito all’Al-Nasr dove ritrova due vecchie conoscenze rossazzurre: Zenga e Mascara.
Negli Emirati ritrova la via del gol e chiude la stagione con venti partite e dieci reti tra campionato e coppe che, tuttavia, non bastano a centrare la qualificazione nelle competizioni internazionali. La società di Dubai non lo riscatta e, così, dopo l’ennesima toccate e fuga alle pendici dell’Etna, ritorna per un tozzo di pane in patria, al JEF United, formazione che milita nella Serie B giapponese. Con i gialloverdi, retrocessi nel 2009 dalla J. League Division 1, avrà tempo fino a novembre per inseguire la tanto agognata promozione in massima divisione.