Il definitivo tramonto della trattativa che avrebbe potuto portare Alejandro Gomez dal Catania all’Atletico Madrid non coincide ad oggi con la totale certezza della permanenza del “Papu” in Sicilia, in discussione fino alla fine, ma dice molto sulla direzione del progetto tecnico del club rossazzurro a fronte dell’aspetto economico, oltreché sull’autorevolezza con cui la dirigenza di via Magenta gestisce la politica di mercato da alcuni anni a questa parte.
La solidità strutturale e tecnica raggiunta negli otto anni di gestione Lo Monaco, abilmente mantenuta e migliorata da Gasparin attraverso la strada tracciata dal presidente Pulvirenti, ha portato il Liotro a spogliarsi del fastidioso fardello psicologico e d’immagine di “piccola”. Le tentazioni dei propri giocatori di approdare a piazze più importanti e l’esigenza di cogliere l’attimo per le vitali plusvalenze non sono più pressanti come in passato, come anche dichiarato pubblicamente qualche tempo fa dallo stesso primo tifoso etneo. Negli affari di mercato ormai non sempre la controparte ha il coltello dalla parte del manico: la vista di banconote fresche per il Catania é ormai poca cosa in confronto alla forza di un organico compatto e di qualità, mai stravolto con gli innesti né in entrata né in uscita, nonché alla prospettiva di una crescita che deve procedere con stabilità e senza eccessi.
Da tempo la piazza rossazzurra si è rassegnata all’idea di veder partire una delle pedine più preziose dello scacchiere di Maran, reduce dalla stagione della definitiva consacrazione sul piano del rendimento e della qualità dopo due annate altalenanti, di cui la seconda chiusa in maniera assai opaca. Dal suo insediamento come vice-presidente Pablo Cosentino ha tra gli obiettivi di mercato un sostituto all’altezza di Gomez, ma ciò non sta a significare che la sua cessione sia una condizione da dare per certa e assodata.
La somma di otto milioni, per la quale i rossazzurri sembravano aver trovato un accordo con i Colchoneros, non rispecchia in effetti il livello dell’ex San Lorenzo: più congrua una cifra che parta dai dieci, e fino al 2 settembre a Torre del Grifo si attenderà senza ansie un’offerta capace di compensare l’esborso fatto per portare il giocatore in Sicilia nel 2010, il percorso di crescita di quest’ultimo e l’investimento che la società ha fatto su di lui in termini anche di tempo, fiducia e considerazione. Spontaneo temere che, se si realizzasse l'ipotesi, per nulla da escludere, della permanenza, le voci di mercato e le prospettive di palcoscenici importanti distolgano il ragazzo dalla concentrazione e dall'impegno e abbia luogo una svalutazione, ma gli errori compiuti nell'estate 2010 (si trattennero molti elementi che poi non si confermarono sugli alti livelli della stagione precedente, Lo Monaco farà mea culpa: «Alla prossima sessione venderò anche i piedi dei tavolini») avranno pur insegnato qualcosa, sebbene adesso ci si trovi in una situazione sensibilmente diversa.
La competitività, l’equilibrio della struttura societaria e la propensione a valorizzare, e non solo monetizzare, il patrimonio tecnico posseduto vengono adesso prima di ogni altra componente. Con un occhio sempre e comunque rivolto al bilancio.