È la fine del millennio e la crisi sta, letteralmente, mettendo in ginocchio l'Argentina sempre più sull'orlo del baratro. Milioni di persone non riescono a sostenere le spese e numerose famiglie ripongono le loro speranze sui figli che a ogni ora del giorno colorano quelle grigie strade dei borghi giocando a pallone. Già perché quello non manca mai anche se il più delle volte viene riciclato con materiale di dubbia provenienza. La speranza di molti, però, si infrange contro la delinquenza che dilaga nel paese coinvolgendo anche ragazzini in tenera età con quel sogno ed il pallone che vengono accantonati. A Rosario, città importante per il calcio argentino e non solo, c'è un piccolo bambino che domina le strade di quartiere giocando ed insegnando calcio ai suoi fratelli più grandi. Sorride solo se vince mentre quando perde piange finché qualcuno non gli regali il suo giocattolo preferito, il pallone, che lui non perde mai, tanto che qualcuno inizia a pensare che giochi con la colla sul piede sinistro.
La sua famiglia non è benestante ma padre Jorge riesce a riportare a fine mese il necessario per vivere discretamente. È sempre una figura femminile a cambiare il corso degli eventi e in questo caso è la nonna che lo prende per mano e lo porta dal campo del Grandoli a quello di allenamento del Newell's old Boys, già perché lui è un Leproso e non una Canalla come l'altra sponda di Rosario. Tutti rimangono stupiti quando Leo gioca, sembra che abbia vent'anni ma ne ha appena sette. Entra nella squadra, tutto sembra andar bene con i Leprosos che vincono tutte le partite e le voci su Leo cominciano a circolare fin quando non arrivano dalle parti del Monumental. C'è un grosso problema però: Messi non cresce, ha un ormone in meno che ne impedisce il suo sviluppo e a dieci anni sembra che ne abbia cinque, tanto per rendere l'idea. Il trattamento costa troppo e padre Jorge chiede aiuto al Newell's e al River ma nessuna risposta anzi una: "Che sarà mai, perché tutto questo caos per un semplice ragazzino?". La fiammella si sta per spegnere come quella della nonna che lascia questo mondo per altri lidi, da quel giorno Leo esulterá sempre con le mani verso il cielo per omaggiarla.
Una storia come questa non può finire così, un talento del genere non può essere buttato in questo modo ed ecco che arriva la svolta quando d'un tratto spunta una parola: Barcellona. Già, perché un emissario del club è a Rosario per vedere una partita e si innamora subito di Leo che fa cinque, sei gol come se nulla fosse. Chiama subito ma anche li sono scettici, non credono che valga la pena osare così tanto per un ragazzino che ha anche problemi di salute e, se il Barcellona non andrà da Messi, sarà Messi ad andare al Barcellona, ma virtualmente. Si perché Jorge sa che questa è una possibilità più unica che rara, lo sa anche l'emissario che decide di riprende Leo mentre palleggia con qualsiasi cosa. Una settimana dopo torna e nel rullino ci sono centinaia di palleggi della Pulce con un'arancia. Si vola a Barcellona. È il 2000 e Leo fa il primo provino con la maglia azulgrana e, manco a dirlo, sbaloridsce tutti tanto che Rexach gli fa firmare il primo contratto su un tovagliolo di carta anche se questa storia rimarrà nel libro tra realtà e leggenda.
L'ambientamento è duro con il solo Jorge a proteggerlo mentre la famiglia intera è ancora lì che aspetta in maniera spasmodica e poi tranquilla perché le cure arrivano, Leo cresce e con il passare dei mesi vince anche la timidezza legando con i suoi compagni tra i quali Pique e Fabregas. Tutti ne riconoscono le qualità e nessuno osa fargli male in allenamento perché senza di lui la squadra è persa come un uomo senza la sua bussola mentre vaga nel deserto. Il 16 maggio 2004 arriva il debutto in prima squadra quando sostituisce Deco nel derby contro l'Espanyol e un anno dopo la prima rete contro l'Albacete. Bisogna prenderla però quell'azione perché è il replay di una precedente quando Ronaldinho scucchiaia per Messi che insacca, ma il gol viene annullato. Nessun problema, perché qualche istante più tardi i due combinano allo stesso modo e questa volta non c'è nessun arbitro che possa annullare. E' l'inizio del romanzo.
Romanzo che diventa leggenda quando in panchina esordisce Pep Guardiola che consegna la dieci a Leo e da li in poi non ce n'è per nessuno, con i trofei e i gol che arrivano a grappoli. Leo è il fulcro, il terminale ultimo di una squadra pressoché perfetta con lui segna e fa segnare e che gol. Cambiano gli allenatori e i tridenti ma la Pulce è sempre al centro come un sole che illumina gli altri e il suo palmares parla più che chiaro con trenta trofei sempre con quella maglia cucita addosso, come i 507 gol in 583 partite. E adesso il rinnovo fino al 2021 per una storia leggendaria destinata a continuare per scrivere nuove pagine di una carriera leggendaria. Di un bambino che non riusciva a credere ed oggi è un gigante.