Il Barcellona riagguanta gli arcirivali di Madrid a quota 81 punti, grazie al capitale successo nel derby cittadino di questa sera contro l'Espanyol. La truppa di Flores ha fatto sudare non poco i blaugrana nel primo tempo, salvo poi macchiare una prestazione fantastica con due errori individuali madornali, che di fatto hanno compromesso il match. Lo sgambetto al Barcellona dovrà attendere, forse, l'anno prossimo. Stavolta la meglio ce l'hanno avuta i cugini grandi.
Le formazioni
L’Espanyol di Quique Sanchez Flores schiera il solito 4-4-2, molto scolastico e battagliero con Diego Lopez tra i pali, Javi Lopez e Caricol terzini e Reyes affiancato dall’ex Napoli, David Lopez, per chiedere il quartetto difensivo; la linea mediale prevede come esterni Jurado e Pablo Piatti, mentre gli interni sono Javi Fuego e Victor Sanchez; tandem offensivo invece composto dalla solita coppia: Caicedo e Gerard Moreno.
Luis Henrique invece, ritrova Neymar dopo le 3 giornate di squalifica, ma dovrà fare a meno di Andrès Iniesta per un problema all’adduttore. La MSN al completo sarà supportata quindi da Andre Gomes, Busquets, e Rakitić; davanti a Ter Stegen, la difesa a 4 composta da Sergi Roberto, Piquè, Umtiti e Jordi Alba.
La partita
Quella tra Espanyol e Barcellona non è una contesa calcistica. È una guerra aperta. Specie se si gioca all’Estadio Cornellà-El Prat, la casa dell’Espanyol. I padroni di casa presentano un 11 quasi totalmente privo di tecnica (ad eccezione di Pablo Piatti e Gerard Moreno), ma dotato di uno spirito guerrigliero e un’abnegazione assoluta, che spesso in questa stagione hanno sopperito al deficit qualitativo rispetto alle avversarie. È la classica squadra che “ti fa giocare male”, che snatura ogni filosofia e concetto di calcio nemici, e che con una compattezza ed una coesione notevoli è riuscita ad ottenere grandi risultati in questa Liga. Il Barcellona, in pomeriggio, aveva assaporato una diminuzione della distanza con il Real Madrid, che ha trovato il gol sul finire di gara contro il Valencia, lasciando così l’amaro in bocca ai rivali blaugrana, che questa sera appaiono nervosi e frenetici, quasi come turbati dall’impresa madridista.
La formazione di Luis Enrique viene presa alta dalla pressione dei concittadini, e dopo un inizio boccheggiante rischia pure di andare sotto nel punteggio, quando al quinto minuto Jurado trova un pertugio in area, ma spara a lato un destro da posizione invitante.
Il Barça è scollato, fragile, poco convinto e sbuffa ogni volta che supera la metà campo. La superba organizzazione difensiva dell’Espanyol impedisce un fraseggio tranquillo ed ordinato ai blaugrana, che vedono saltuariamente uno spiraglio di luce con Neymar, unico fiammifero in grado di accendere la partita, in casa barcellonista; il brasiliano è incontenibile, Javi Moreno è spesso costretto al fallo per contenerlo. Inoltre è lui ad illuminare Sergi Roberto al 40’, con un pallone liftato che mette nelle condizioni di segnare il collega spagnolo, senza però trovare i riscontri sperati: solo esterno della rete. Il trattamento speciale che i giocatori dell’Espanyol riservano a quelli del Barcellona, questa sera, sta dando i frutti sperati: si va negli spogliatoi sullo 0-0, e la partita è ancora orfana di una conclusione verso uno dei due specchi della porta.
La lotta - perché di questo si tratta all’Estadio Cornellà-El Prat - non termina al duplice fischio. L’inizio di ripresa è segnato dalla stessa, pesante dose di cattiveria agonistica, ritmo, e durezza degli interventi da parte di entrambe le squadre. Per sbloccare questo match così cristallizzato - sia come punteggio, ma anche come occasioni in generale - occorre inevitabilmente un grave errore singolare. Il reo è l’esterno destro di centrocampo biancoazzurro: Jurado. Un retropassaggio con l’esterno troppo placido e morbido, senza destinatario, a metà strada tra la difesa e Diego Lopez. Sul quale ovviamente si fionda con rapidità felina el pistolero Suarez (sin qui autore di una partita eufemisticicamente), che con un altro delicato esterno, anticipa l’uscita dell’ex portiere milanista appoggiando la sfera in rete. Il Barcellona scarta il pacco regalo di Jurado, e riaggancia momentaneamente il Real Madrid.
Con la rete del vantaggio, il Barcellona rilassa i muscoli e distende i nervi, ritrovando apparentemente quella serenità e quella sicurezza che gli sono mancate dall’inizio di questa gara. Neymar rimane il pericolo pubblico numero uno per gli avversari, e l’uomo più pimpante per i blaugrana: è lui quello a cui bisogna dare la palla. I compagni lo avvertono, capiscono che hanno bisogno delle magie del numero 11. Al 60’ infatti viene servito con un ottimo pallone al limite, e trova lo spazio per sparare un proiettile diretto all’incrocio, ma la manona di Diego Lopez rovina la magia.
Ma in generale, è un Espanyol che adesso fatica a rincorrere quelli del Barcellona. La fatica di una gara dispendiosissima si fa sentire, le gambe sono meno reattive e più pesanti, i movimenti si fanno macchinosi, i raddoppi poco puntuali. Lo spazio lo trova così Messi al 76’, che riceve a metacampo spalle alla porta, si gira, e con una delle sue accelerazioni sovrannaturali, con la palla che sembra incollata a quel mancino che la pettina a frequenze impensabili, arriva al limite e scarica lateralmente per il rimorchio di Rakitić: mancino, angolino, 2-0. Ottavo gol ne LaLiga per il croato, il secondo consecutivo e ancora una volta con il mancino, dopo la fantastica prodezza al Bernabèu.
Nel finale, a partita chiusa, con le due squadre che attendevano solamente il fischio finale dopo un verdetto univoco, arriva il secondo dono di giornata per Luis Suarez: Caricol sbaglia un rinvio volante con il destro in area di rigore, dove sornione lo attendeva ancora una volta l’uruguagio, che segna in scioltezza il 26esimo gol della sua Liga.
Villarreal, Las Palmas, Eibar. 3 sfide che il Barcellona dovrà vincere ad ogni costo se vuole conservare una qualche velleità di vittoria in questa Liga. Dove è stato sbagliato indiscutibilmente troppo. In catalogna si sono svegliati, sarà il campo a dirci se lo hanno fatto con troppo ritardo, o appena in tempo: fatto sta che un finale di campionato simile, è da vivere assolutamente secondo per secondo.