Stanco, apatico, demotivato. Tutti aggettivi utilizzati nelle ultime settimane dai media di mezzo mondo per descrivere il momento di forma di Leo Messi, la Pulce argentina che da anni domina la scena nel panorama calcistico internazionale. Dopo l'eliminazione dalla Champions League, il Barcellona di Luis Enrique era ieri a un bivio: vincere al Santiago Bernabeu per tenere aperta la Liga, o non fare bottino pieno e iniziare a pensare al futuro, con una sola parola in testa, rifondazione.
Una parola che dovrà attendere ancora prima di essere pronunciata in maniera definitiva, perchè lui, Leo Messi, ha deciso che "hay Liga" (c'è un campionato, come da definizione odierna di AS), riportando i blaugrana in vetta alla classifica, a quota 75, appaiando gli arcirivali di Madrid, che hanno però dalla loro ancora il jolly di una partita in meno (la trasferta del Balaidos contro il Celta Vigo). Il fenomeno argentino ha letteralmente trascinato un Barça indomito ma di certo non nella sua miglior versione. Lunghi e slegati nei vari reparti, i catalani si sono affidati al loro numero dieci, che ha fatto venire il mal di testa a Casemiro, provocato l'espulsione di Sergio Ramos, segnato il gol del provvisorio 1-1 e pronunciato la sentenza definitiva sul Clasico, con un mancino di pura precisione che rimarrà per anni nella memoria degli appassionati. Quella del Bernabeu è stata una partita manifesto, un inno al calcio spagnolo. Due squadre che non si sono mai accontentate del risultato, rischiando forse più del dovuto, ma offrendo uno spettacolo unico al mondo. Ha sprecato il Real, avanti 1-0 con rete del bodyguard Casemiro, imitato dal Barça, capace di capovolgere il risultato con Messi e Rakitic (gol capolavoro del redivivo croato), per poi farsi beffare dall'uomo meno atteso, quel James Rodriguez che per pochi minuti è stato l'eroe di una Casa Blanca priva di uno dei suoi pilastri (Sergio Ramos, espulso per un'entrata killer sulla Pulce). Keylor Navas ha tenuto a galla il Real con una serie di parate strepitose, respingendo al mittente anche Gerard Piquè, pronto a issare la bandiera di Sant Jordi sul prato del Bernabeu, prima di arrendersi all'ultimo colpo da biliardo di Messi, una stoccata sul gong dopo che Sergi Roberto aveva seminato metà dello schieramento merengue.
Il risultato finale dice che il campionato è più aperto che mai, segnala un Real Madrid in debito di ossigeno, e propone il Barcellona come squadra mai davvero a fine corsa. Nonostante un crepuscolare Iniesta, una fase difensiva da incubo, oltre all'assenza (con polemiche) di Neymar, Luis Enrique si è aggiudicato il secondo Clasico consecutivo in trasferta, spegnendo le luci del Bernabeu. Già, perchè Gareth Bale e Cristiano Ronaldo hanno fatto la figura delle comparse davanti al talento della Pulce. Il gallese ha alzato bandiera bianca per l'ennesimo infortunio muscolare (al polpaccio) della sua stagione, il portoghese è incappato in una serata da polveri bagnate, dopo essere stato un cecchino infallibile contro il Bayern Monaco dell'ex Ancelotti. Non ha pagato la scelta di Zidane di schierare il cosiddetto once de gala (Nacho escluso), perchè Bale è apparso immediatamente a mezzo servizio, e Kroos e Modric hanno risentito delle fatiche di Coppa. Meglio Marco Asensio dunque, ormai eletto a primo cambio della BBC, in uno schieramento che prevedeva Ronaldo da seconda punta, in linea con l'evoluzione tecnica del lusitano, sempre più attaccante centrale e meno esterno offensivo. Con Cristiano centrale non si è però mai acceso Karim Benzema, il francese che funge da playmaker d'attacco di un Real che ha invece sfondato sugli esterni con i terzini Carvajàl e Marcelo (favoloso il brasiliano). Il Barça ha barcollato nel primo tempo, tenuto in piedi da Ter Stegen e dalla classe di Messi, per poi assestare un paio di ganci che hanno ribaltato l'inerzia della contesa. Fino agli ultimi quindici minuti, espressione più pura del calcio spagnolo. Anche in dieci contro undici, il Clasico è diventato un match de ida y de vuelta, con azioni da una parte e dall'altra (e con i portieri grandi protagonisti). James Rodriguez sembrava aver salvato il Real da una sconfitta dolorosa, ma l'ultima parola è stata ancora una volta quella di Leo Messi, che si è preso tutte le luci del Bernabeu contro la squadra degli ex galacticos. Una squadra (quella di Roberto Carlos, Figo, Redondo, Raùl), in cui militava proprio Zinedine Zidane, ora atteso a un mese di fuoco sulla panchina più ambita al mondo.