Gerard Piqué sta con Luis Enrique e, nel farlo, non usa mezzi termini. Il roccioso difensore, blaugrana tornato alla base dopo le parentesi al Manchester United e al Saragozza, ha difeso a spada tratta il proprio allenatore, al centro di pregresse critiche esplose dopo il poker subito dal Barcellona in casa del Paris Saint-Germain, che ha di fatto compromesso l'accesso ai quarti di finale. "Siamo tutti dalla parte di Luis Enrique - ha detto, come riportato dal Mundo Deportivo - perché quando è arrivato eravamo in una situazione poco piacevole. Adesso dobbiamo solo tornare a giocare come sappiamo fare. Le critiche? Capisco il malcontento ma non la forma con cui viene espresso".
Parole durissime, volte soprattutto a quella frangia di tifoseria che non accetta il momento-no del Barcellona, situazione inammissibile se sei il team più forte al mondo, abituato a stritolare gli avversari a suon di gol e di prestazioni allucinanti. "Chi fischia ha la memoria corta: con questo allenatore abbiamo vinto 8 titoli su 10, Quando vinciamo si festeggia tutti, ma anche quando perdiamo. Luis Enrique? Quando è arrivato qui eravamo nella merda più assoluta. Mi piacerebbe che tutti si rendessero conto del lavoro che ha fatto con noi e quello che diede quando era un giocatore. Staremo con lui fino alla morte. E questa squadra darà ancora molto".
Spesso al centro di momenti poco fortunati, non si risparmia dunque Pique, davvero stoico nel proteggere il proprio coach, prossimo alla partenza secondo le ultime voci provenienti dalla Spagna. Sempre parlando del periodo infelice, il difensore continua a confermarsi duro verso i propri tifosi, ricordando che nulla è ancora perduto: "Siamo ancora vivi, in Liga abbiamo la possibilità di essere competitivi fino alla fine. In Champions chiedo ai tifosi di sostenerci allo stadio, mentre in Coppa siamo in finale contro l'Alaves e spero che potremo vincerla". Certo, pensare ad un Barcellona qualificato nonostante il pesante passivo dell'andata è utopia, ma dare già per spacciata una delle squadre più forti di questi ultimi decenni potrebbe rivelarsi, per i parigini, un grosso e doloroso errore.