Non capita spesso che un Clasico di primavera non veda le due grandi rivali lottare per il titolo di campione di Spagna. Eppure quest'anno il distacco tra Barcellona e Real Madrid - 10 punti, e in mezzo c'è l'Atletico - non autorizza i tifosi merengues a cullare sogni di rimonta. Troppo diversa l'andatura tenuta dalle due squadre dalla gara d'andata in poi, da quel fracaso blanco del Bernabeu dove ad esultare furono Iniesta, Suarez e Neymar, con Messi a mezzo servizio. Quella partita è rimasta nella mente dei protagonisti, persino in quella di Zinedine Zidane, che all'epoca allenava i ragazzini del Castilla e guardava Benitez guidare un Real mortificato dalla maggiore compattezza dei catalani.
Oggi, a meno di cinque mesi di distanza dall'umiliazione novembrina di Chamartin, blaugrana e blancos si ripresentano all'appuntamento più atteso dall'intero mondo del calcio con motivazioni diverse. Il Barcellona veleggia verso la sua seconda Liga consecutiva, potrebbe accontentarsi anche di un pareggio data la situazione di classifica, ma di fatto sarà "costretto" dal suo pubblico, dalla storia e dalla tradizione a giocare per vincere, che in Spagna fa molto spesso rima con divertire. Nessuno come Messi, Suarez e Neymar è più adatto allo scopo, e nessun rivale carica tanto i catalani quanto gli acerrimi nemici sportivi del Real, che nelle ultime campagne di Liga al Camp Nou hanno raccolto pochissimo (ultima vittoria firmata Cristiano Ronaldo e Josè Mourinho nel 2012). Il gran numero di canterani in maglia blaugrana ha negli anni contribuito a tenere accesa la fiamma della rivalità in qualsiasi occasione, Copa del Rey, Champions League o Supercoppa di Spagna che fosse. D'altronde basta ricordare come nelle gara d'andata un catalano doc come Gerard Piquè si buttasse all'assalto nel finale di partita per trovare il quinto gol al Bernabeu, simbolo di un'umiliazione che sarebbe stata ancor più dura da digerire. Ora però c'è anche da pensare ai quarti di finale di Champions League, in programma 72 ore dopo contro l'altro avversario di Madrid, quell'Atletico che sembra avere più armi per mettere in difficoltà gli uomini di Luis Enrique. Per il Barça si tratta dunque di un'edizione del Clasico da vincere per l'orgoglio della propria gente e soprattutto per mettere la parola fine a una Liga stradominata negli ultimi mesi.
Diversa la situazione in casa Real. Nessuno a Valdebebas ha dimenticato il disastro dell'andata, uno 0-4 senza appello davanti a un pubblico imbufalito con Perez e Benitez. Fu quello per Rafa l'avviso di sfratto dalla panchina del Bernabeu, con Zidane richiamato poi a inizio gennaio come salvatore della patria madridista. Il Madrid si è adesso stabilizzato al terzo posto in classifica, dopo aver rischiato di scivolare ancora più indietro, e il suo obiettivo dichiarato è andare avanti in Europa, anche perchè l'urna di Nyon ha offerto ai merengues un accoppiamento abbordabile con i tedeschi del Wolfsburg. Tuttavia, dopo aver perso in casa il derby con l'Atletico (zampata di Griezmann per i colchoneros), Sergio Ramos e compagni non possono permettersi di subire un altro rovescio in una partita tanto importante e prestigiosa. Ecco dunque l'opportunità di cancellare almeno per una notte il dominio dei blaugrana, con la chance di giocarsela con Bale, Benzema e Ronaldo al top della condizione dopo varie vicissitudini stagionali. Una vittoria sarebbe salutare anche per Zizou, il cui destino è ancora tutto da scrivere, un po' come il futuro di tutto il Real Madrid, che potrebbe vedersi rivoluzionato in estate, dal presidente ai giocatori, passando (forse) per l'allenatore. Una brutta sconfitta rappresenterebbe invece un altro duro colpo per la tenuta dell'ambiente, con tutto quel che ne conseguirebbe in vista dei quarti di Champions. Il Real non vuole sbagliare, ha almeno un conto da saldare, ma a Barcellona non hanno alcuna intenzione di concedere ossigeno a un rivale in apnea.