Un sogno che diventa realtà, così Luis Suarez racconta ai microfonit di Helden TV il suo arrivo nel Barcellona. Una piacevole ossessione sin da quando era un bambino in Uruguay, trasformata in realtà grazie alla sua tenacia e ad un talento fuori dalla norma.

L'attaccante di Luis Enrique si racconta in una bella intervista a cuore aperto: "Sognavo di giocare nel Barcellona ma sinceramente non credevo nemmeno io di avere la qualità per farlo davvero, per essere il '9' blaugrana. Sogni sempre di poter giocare con i migliori del mondo e io lo sto facendo oggi con Leo Messi, con Neymar, Iniesta, Busquets..." Compagni la cui qualità emerge soprattutto durante gli allenamenti della squadra: "I torelli sono una cosa incredibile. Ti balza all'occhio la qualità dei miei compagni e quanto sia difficile toglier loro il pallone. Lo vedo come un privilegio potermi allenare con loro." La chiave del successo del Barcellona svelata da Suarez è tanto semplice da capire quanto difficile da trovare all' interno di uno spogliatoio: "on importa chi segni ma che la squadra vada bene. L'obiettivo è che si vinca tutti e questo è ben fisso nella nostra testa. Non esistono né invidie né gelosie con Neymar Jr e Messi. C'è un bel clima."

Un clima sereno in cui non mancano delle particolarità a livello di gestione della squadra da parte di Luis Enrique. Come ad esempio le vigilie prima delle partite al Camp Nou: "La gente si sorprende quando non facciamo il ritiro pre partita, soprattutto quando dobbiamo giocare contro il Real. Quando giochiamo fuori casa, viaggiamo la mattina stessa. Prima stiamo a casa con la famiglia. Quando giochiamo in casa basta semplicemente che ci troviamo allo stadio un'ora e mezza prima dell'inizio. E' un modo dell'allenatore per non farci pensare troppo alla partita." Spazio anche ad alcune frasi sulla vita privata di Suarez: "I miei bambini sono tutto per me, mi fanno cambiare l'umore in base a come stanno. Sono l'allegria della casa. Darei tutto per loro. Dedico loro ogni gol che faccio, vengono sempre a vedermi allo stadio e li ringrazio per questo. Tutto il mondo sa che sono stato dallo psicologo: abbiamo parlato, mi ha aiutato moltissimo. Non solo nel calcio. Mi ha aiutato a pensare di più nelle cose che faccio e non tenermi dentro tutto."