Nel mondo del calcio si fa presto a passare da certezza a riserva. E' il caso, uno dei tanti, quello di Salvatore Sirigu, uno dei primi giocatori a far parte del nuovo corso dello sceicco Al-Khelaifi alla corte del Paris Saint Germain e all'ombra della Tour Eiffel. Dopo quattro lunghi anni vissuti da assoluto numero uno della squadra parigina, l'ex portiere del Palermo si ritrova improvvisamente messo da parte per l'imminente arrivo di Trapp, portiere ex Eintracht Francoforte. L'aria che si respira a Parigi si fa sempre più irrespirabile per il portiere sardo, che però non ha la minima intenzione di lasciare il posto che si era guadagnato con tanta fatica.
Sul suo futuro nella capitale francese, attraverso le parole riportate dall'Equipe, lo stesso Salvatore Sirigu, si sfoga: "Per il momento il mio futuro è qui. Il mio pensiero è solo quello di allenarmi e impegnarmi al di là di quelle che sono le scelte degli allenatori e della società. Fino a quando non mi verrà detto qualcosa io starò qua. Qui mi sono sempre sentito il titolare, poi le decisioni possono essere anche diverse. Però io non butto nel cesso tutti gli anni e i sacrifici che ho fatto. E non rimango tranquillo pensando di essere un giocatore finito come hanno detto in tanti. Contatti con Sabatini? No".
Deciso e sicuro, così come spesso è accaduto tra i pali. Sicurezza che gli è valsa il posto in una delle migliori squadre d'Europa e la convocazione come vice Buffon nella nazionale italiana di Antonio Conte. Tuttavia la sua permanenza a Parigi è tutt'altro che certa, con le voci attorno ad un suo ipotetico futuro che corrono e con la critica che non è sempre stata benevola con il portiere azzurro, che troppo spesso ha dovuto combattere fuori dal campo più vigorosamente che tra i pali del Parco Dei Principi.
Rapporto non facilissimo quello tra il sardo e la stampa parigina. Non serve andare molto indietro per trovare tra le righe un recente scontro. Aprile 2015: dopo l'ottima prestazione contro il Nizza, Sirigu si sfoga con la stampa e non le manda a dire, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa. Già, in settimana c'era stata la sfida tanto sentita dalle parti della Senna contro il Barcellona, e la sconfitta in Champions League aveva messo proprio il numero uno sul banco degli imputati. La risposta è arrivata immediata: "Stavolta per voi sono decisivo, ma mercoledì dopo il Barcellona dicevate che ero una merda. Ho la fiducia della squadra e posso camminare a testa alta".
Si fa presto a dimenticare i giocatori che per tanto tempo hanno portato avanti la squadra, in Francia come in Europa, e nel mondo del calcio d'oggi, governato sempre più dal vil denaro e dal portafogli bello pieno degli sceicchi, dove vige la regola del più forte: Salvatore lo sa bene, e fin quando ne avrà le possibilità si giocherà le sue carte con il nuovo arrivato, provando a dimostrare ancora una volta di essere lui il migliore tra i pali.