Non solo Alex Schwazer. Il mondo della marcia vive un periodo particolarmente complesso in materia di doping. Mentre Schwazer attende il giudizio del Tas - udienza in programma l'8 agosto a Rio - a un battito dalla prova olimpica, dalla Cina rimbalza una nuova positività, pesante. 

Liu Hong, fuoriclasse asiatica, prima donna al mondo nella 20 km, deve riconsegnare il titolo conseguito nel mondiale a squadre in quel di Roma lo scorso maggio. Come riporta l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, la sostanza incriminata è l'hygenamine, "contenuta probabilmente in una pomata, non figura esplicitamente nella lista delle proibite ma rientra in una categoria vietata, quella che include il salbutamolo". Si tratta quindi di un peccato "non grave", da qui la squalifica di un mese (fermo scontato tra giugno e luglio). 

L'"inconveniente" non preclude a Liu Hong di inseguire il titolo olimpico in Brasile, ma getta ombre pesanti sul sistema cinese e sull'operato della IAAF. Sorprende, in primis, la scelta di portare alla luce la notizia in netto ritardo. La mente corre al caso-Sun, coperto dalle larghe spalle della sua federazione, fino al termine dello stop. Sorprende, la posizione d'attesa della IAAF, la scelta di non impugnare la decisione, di oscurare, per intero, l'inchiesta.  

Particolare da non sottovalutare è la presenza sulla scena di Sandro Damilano. L'ex mentore di Schwazer è il tecnico di Liu Hong e rientra nel piano d'accusa di Sandro Donati, attuale guida del marciatore azzurro, molto critico con il citato Damilano in materia di doping. 

Casi all'apparenza lontani che vanno ad intrecciarsi in un vortice di silenzio e omertà.