Il futuro a cinque cerchi di Alex Schwazer è appeso a un filo sottile. Dopo il rinvio per volere della IAAF, con spostamento dell'udienza a Rio, sede dei giochi olimpici, ecco l'atteso verdetto. Il giorno giusto per il confronto è l'8 agosto, non il 4, come inizialmente annunciato. Un ulteriore passo avanti, quindi, che avvicina la contesa da tribunale alla contesa di strada. La prima gara di marcia - la 20km - è in programma infatti il 12 agosto, la seconda - la 50 km - attesa da Alex, il 19, una settimana dopo.
Difficile inseguire l'alloro olimpico con una spada di Damocle sulla testa. Schwazer è iscritto sub judice, continua ad allenarsi con regolarità e desidera lottare fino all'ultimo per mantenere viva la speranza. Da una parte l'accusa di doping - un controllo all'alba della stagione corrente fatale al marciatore - dall'altra la pesante risposta, un'azione orchestrata dai vertici dell'atletica per manipolare il rientro dell'azzurro e cancellare una figura pesante dalla prova olimpica.
Ad aumentare il carico, le recenti affermazioni di Donati, parole pesanti che vanno ad intaccare la credibilità di un movimento, non solo italiano. Vedere Schwazer al via è oggi quantomeno poco credibile, ma la battaglia legale è in pieno corso e si attendono ulteriori sviluppi, quantomeno per fare chiarezza sull'accaduto. Troppe cose, al momento, non collimano, troppi dubbi aleggiano sulla seconda positivà di Alex.
Con lui, a Rio, il tecnico Donati e l'avvocato Brandstaetter. L'obiettivo è ribaltare il giudizio iniziale, rimettere scarpini e casacca per battersi a livello sportivo, dopo la lotta di carte e veleno.