Alex Schwazer si confessa, conferma accuse pesanti e continua la sua lotta, diretta a coinvolgere le alte sfere dell'atletica italiana. Al Tribunale di Bolzano, sede del Processo Penale, il marciatore mette sul banco degli imputati i medici Fiorella e Fischetto, è un affondo che colpisce al cuore la Fidal. 

Dopato sì, ma con il benestare altrui. Schwazer racconta l'inizio, il primo avvicinamento all'Epo, le prestazioni super a confortare l'assunto, poi i brividi, i controlli, la paura di essere scoperto e beffato, all'alba di un processo di crescita rapido, rapidissimo, alterato da sostanze illecite. Qui l'ingresso in scena dei medici, le direttive per sfuggire alla mannaia dell'anti-doping. 

Un fiume in piena Alex, la rinascita - umana e sportiva - passa da una doppia vita, tra campo e tribunale, da una parte l'ammissione di colpa, un aiuto tangibile a rintracciare le vie oscure, dall'altra un'attività sportiva alla luce del sole, con la firma in calce del Professor Donati. 

Il doping di Russia ad affrettare la "resa" all'Epo, un errore, una debolezza, per portarsi al livello dei rivali, per partire, ai nastri d'avvio, nelle medesime condizioni. 

Un monito in vista della prossima rassegna olimpica - anche quella, secondo Schwazer, soggetta alla legge del doping - un richiamo d'aiuto alla Wada, per uno sconto di pena utile ad inseguire con maggior facilità la qualificazione a cinque cerchi. 

Attesa ora la risposta della difesa, nella prossima seduta in programma il 16 dicembre. 

Oggi, giornata importante anche per il filone Russia. La IAAF si riunisce a Montecarlo, per stabilire i criteri da indicare alla Federazione per ottenere il rientro degli atleti all'attività internazionale, dopo la spallata sancita dal Consiglio due settimane fa, a seguito di un'indagine rivelatrice sul doping di Stato praticato dal colosso dell'Est.