"Mi dispiace di non essere in grado di competere in quei meeting, ma al momento non sono in grado di competere al cento per cento. Non vedo l'ora di tornare ad allenarmi".
Usain Bolt si ferma, un blocco dell'articolazione sacro-iliaca impedisce un regolare movimento della gamba sinistra e richiede un periodo di riposo per non pregiudicare il resto della stagione. Il "fastidio" risale all'uscita a stelle e strisce di Bolt, al 200 corso, male, a New York.
Nello scorso week-end un assaggio in pista, prima di rinunciare ai Trials. Dichiarazioni di circostanza, per oscurare la realtà. Simms si pone a protezione di Bolt, ma in questo momento il più forte velocista della storia non può competere ai massimi livelli. La questione si snoda su due tavoli. Il problema è in primis mentale, motivazionale, perché Bolt non sembra in grado di tornare ai livelli del passato, avvicinare le sue stesse prestazioni. Alle questioni psicologiche, si sommano gli acciacchi, che a 28 anni si ripresentano con frequenza pericolosa.
Mentre Gatlin è in continuo progresso e sfonda porte chiuse prima del doppio stop per doping, Bolt arretra e resta nascosto, in attesa di sprigionare nuovamente la falcata in pista. Salta il programmato rientro a Parigi, niente Losanna, pista storica, gemma dell'atletica mondiale, se ne riparla più avanti, mentre Pechino si avvicina a grandi falcate.
L'appuntamento mondiale resta sospeso, perché il cospicuo ritardo è difficile da colmare in poche settimane e Bolt non è pronto, al momento, per risalire la china.