Un squillo giunge dall'Inghilterra a risvegliare l'Italia dell'Atletica dal torpore invernale. Un salto improvviso, che distoglie l'attenzione da tribunali e processi, confinando in un angolo la questione Schwazer, il doping diffuso, ridando importanza alla pista e alla prestazione. La zoppicante Italia abbozza un sorriso, volando alta, seguendo con attenzione il balzo di Maco Fassinotti, che, a Birmingham, al coperto, salta 2.32, confermando un progresso evidente, abbozzato già nella scorsa stagione, in grado di collocare l'atleta ai vertici della specialità.
2.32, come detto, senza lasciar nulla al caso, rasentando la perfezione. Nessuna incertezza fino a quella misura, la capacità di decollare oltre 2.30 con continuità importante, lasciando alla spalle una barriera che da sempre segna il confine dell'élite mondiale. Non arriva il record italiano, fissato dallo stesso Fassinotti a 2.34, ma è comunque miglior prestazione dell'anno, in una disciplina mai così in salute per numero di fuoriclasse e misure.
Mentre il mondo attende la rinnovata sfida tra Barshim e Bondarenko, con alterne intromissioni a 2.40 di altri talenti dell'alto, Ukhov per citare qualcuno, l'Italia passo dopo passo riscopre fiducia e possibilità in una delle gare più appassionanti dell'atletica. Il vento del cambiamento soffia sul tricolore e accanto a certezze consumate, vedi Straneo, sorgono campioni in erba capaci di prendersi ribalte importanti, prima a livello Europeo, poi perché no in ambito Mondiale.
Nel mezzofondo è la stagione della consacrazione per la Del Buono, nell'alto ci godiamo Fassinotti, il mondo corre, l'Italia, dopo molto tempo, prova a cambiare passo.