Birmingham è terra di atletica particolare. La Gran Bretagna, luogo di tradizione e culto della madre di tutti gli sport, distribuisce agli atleti occasioni rare. Si corrono qui distanze che altrove restano tabù. Accade così che la Diamond League assuma contorni intriganti, impossibili ad altre latitudini. Lo spettacolo è di conseguenza ovvio, racchiuso nel boato che accompagna Mo Farah nella sua lunga lotta contro il vecchio record europeo di Ovett sulle due miglia. Il limite continentale, fissato a 8:13.51, viene abbattuto dal fresco campione di 5.000 e 10.000 in quel di Zurigo. Stagione difficile per Farah, condizionato da preoccupanti problemi fisici, prima a New York e poi a Londra. La rinascita in Svizzera, con il doppio oro. Non era lì il miglior Mo Farah, lo si percepiva dallo sguardo preoccupato, dall'attesa spasmodica per la volata. Qui, a Birmingham, è invece festa. La festa di un popolo, quello britannico. 8:07.85.
Nella grande stagione dell'alto non poteva deludere il duello in cielo tra Barshim e Bondarenko. Si vince a 2.38, quota permessa solo ai grandissimi. A prevalere è l'atleta del Qatar, bravo a commettere meno errori rispetto all'ucraino (Fassinotti si ferma a 2.20). Nei 400 tutto facile per K.James. Basta 44.59 in assenza di Merritt. Fallisce l'assalto al record dei 600 di David Rudisha. Il keniano, con la solita condotta regale, parte al via, lasciando agli altri le briciole. La forma non è però quella dei giorni migliori e il primato di Johnny Gray, 1:12.81, regge (1:13.71 Rudisha).
Nel miglio, sprint superbo di Kiprop (3:51.89), nel disco conferma del campione di tutto Harting (67.57).
Non grandi performance in campo femminile. Spostakova è battuta nel giavellotto dalla canadese Gleadle, mentre la Harper si prende in 12.66 i 100 hs. Nei 400 hs Spencer sotto ai 54.00, 53.80, Stewart batte Soumare nei 100.
POWELL - Ad Austin ritorno ad alto livello per Asafa Powell. L'ex primatista del mondo ferma il cronometro a 9.87, terzo crono dell'anno.