Otto anni dopo, un altro successo italiano. A Baldini succede Meucci. Torniamo sul gradino più alto del podio nella gara regina dell’atletica. Torniamo ad essere i padroni della Maratona.
Un lampo azzurro. A 8 chilometri dall’arrivo, Daniele Meucci decide di lasciare il gruppo degli inseguitori e lanciarsi verso il polacco Chabowski, in fuga dal km 10. Quasi un minuto il massimo vantaggio del polacco che viene controllato a vista dal gruppetto di favoriti, nel quale ci sono i nostri Meucci, Lalli e Pertile. Al chilometro 25 il polacco sembra aver preso il largo, quando è Lalli che rilancia l’andatura in gruppo. L’azzurro, sembra imprimere un ritmo eccessivo, segno che le sue forze sono al lumicino e che si stia facendo gioco di squadra per ridurre il vantaggio dal battistrada. Detto, fatto. Dopo l’azione di Lalli, è Meucci, a 15 km dal traguardo a prendere la testa, portando dietro di se il francese Meftah, lo spagnolo Guerra, il padrone di casa Rothlin e il secondo polacco Shegumo. L’azione di Meucci è straripante e cinque chilometri dopo stacca il plotone, lanciandosi verso Chabowski, in difficoltà. L’ingegnere pisano spinge, il polacco è in difficoltà e arranca. Entrati nella città vecchia il sorpasso. Senza voltarsi l’azzurro prosegue per la sua strada. 23 minuti di assolo, in salita come in discesa. Chabowki crolla e si ritira, il secondo “polacco” di etiopica nascita, non regge il ritmo. Meucci vola verso la vittoria. Sguardo deciso, aggressivo, fiero. Le gambe girano, il vantaggio cresce a dismisura. Dai 25’’ del km 38, ai 42’’ dei -3 all’arrivo. Tra due ali di folla, Meucci aizza i tifosi lungo la strada, godendosi ogni passo verso il traguardo. Conquista la vittoria in 2h11:08 (primato personale alla terza maratona in carriera). Argento al polacco Yared Shegumo (2h12:00) e bronzo al russo Aleksey Reunkov (2h12:15), settimo l'altro azzurro Ruggero Pertile (2h14:18).
Dal calcio all’atletica, dalla corsa campestre alla pista, dagli inizi dei 3000, 5000 e 10000 metri al passaggio ed alla maturazione definitiva con la Maratona. Meucci trionfa agli Europei, ricevendo il testimone, ideale da Stefano Baldini alle Olimpiadi del 2004 e agli Europei del 2006. Fugati del tutto i dubbi della vigilia, quando si pensava che il suo fisico troppo muscolare non gli permettesse di diventare un maratoneta di altissimo livello. Terza medaglia italiana agli Europei in terra Svizzera dopo l’oro di Libania Grenot nei 400 metri e l’argento nell’altra maratona, quella femminile della Straneo. Arriva così il primo oro in carriera per il pisano. Una scalata di tutti i gradini del podio che finora aveva visto “soltanto” un bronzo a Barcellona nel 2010 ed un argento ad Helsinki nel 2012, sempre nei 10000 metri.
“Sono partito al momento giusto, ho seguito il mio istinto. Mi sono detto ora o mai più, devo rischiare. Posso arrivare primo come arrivare sesto o settimo e strappare. La Maratona è cosi. Può succedere di tutto, come al polacco che ho raggiunto in 5 chilometri. Alla seconda, vera, Maratona, non posso che essere contento per il risultato. L’oro è un’emozione mai provata. Soprattutto nella gara che è l’atletica, che ha tanta storia in Italia, è il massimo. Voglio lasciare il segno come i miei predecessori, ma non mi voglio montare la testa. Negli ultimi 20 minuti il pubblico mi ha dato la carica per arrivare in fondo. Ho raccolto tutti i sacrifici di un anno, e finalmente il risultato è arrivato”. Le parole di un emozionatissimo campione d’Europa Meucci al termine della gara.