Monchi crede nella seconda remuntada. Dopo il netto 3-0 contro il Barcellona, il dirigente della Roma suona la carica anche per il ritorno contro il Liverpool, match casalingo in cui i giallorossi dovranno ripetere la partita fatta nel ritorno dei quarti di Champions League. Intervistato da Il Romanista, Monchi ha parlato proprio della sfida ai reds: "Cosa vorrei per mercoledì? Che tutti tifosi romanisti esponessero le bandiere sul balcone e facessero capire al mondo che Roma tifa per la Roma in questo momento in cui si parla di violenza facciamo capire che il tifoso della Roma non è violento. È il momento di essere uniti. Battere il Liverpool è più difficile che battere il Barcellona". 

In seguito, Monchi ha parlato del suo sogno di vincere la Champions: "Lo dicevo a mia moglie: ho sognato tante cose e tante ne ho realizzate, ma nella mia testa non c’è mai stata la finale di Champions. Tutti dobbiamo fare quello che dobbiamo fare. Alisson una parata, Dzeko un gol, Daniele un passaggio, gli altri che non giocano trasmettere il proprio tifo alla squadra. E dobbiamo essere convinti di poterlo fare perché così è più facile farlo. Penso che la squadra sia convinta ma non significa che sia facile".

Passaggio importante, sulla famosa finale del 1984: "Non ricordo bene ho visto qualche immagine. Per i romanisti è sempre una rivincita. Penso che ci siano tante cose sufficienti per dare la carica, per i calciatori però guardare avanti penso sia meglio. E la possibilità di fare quello che tutti hanno sognato. La carica è già al top, dobbiamo solo gestirla. Lo so che ieri, prima di ieri, c’era il Chievo ma poteva essere normale che tutti avessero la testa a mercoledì. Nessuno di noi ha avuto la possibilità di essere vicino a questo successo. Daniele, Aleksandar, Edin la carica ce l’hanno. Dopo l’andata erano tristi ed è normale, può essere stata un’occasione persa. Essere qui a parlare di una finale è già un segnale di crescita. Penso che non dobbiamo fermarci qui, indipendentemente da quello che faremo. Fare una partita da grande squadra è già uno step fatto".

In ultimo, un pensiero al tifoso ferito: "Il calcio e la vita sono due cose diverse in questo caso, io sono molto cattolico e prego per lui e la sua famiglia. Siamo esseri umani, spero che lui possa tornare a tifare per la sua squadra. Personalmente non ho avuto contatti con la famiglia ma sono stati Baldissoni e Gandini, con il presidente, a curare questo aspetto. Ho letto il comunicato della curva, so che non è nemmeno una cosa così solita: siamo di fronte a una partita unica. La storia di questa società dice che solo due volte c’è stata questa possibilità. Nell’84 e ora. E questo è il momento ti dimenticare qualunque cosa e tifare per la squadra. I ragazzi della Sud hanno detto che devono portare bandiere e voce. Io dico di più, mi piacerebbe che Roma fosse colorata di giallorosso già oggi" conclude Monchi

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