Crederci fino alla fine. Prendendo in prestito il motto di un'altra squadra italiana, la Roma di Eusebio Di Francesco è chiamata al miracolo, cercando di passare un turno di Champions League sulla carta proibitivo. A causa del 4-1 subito al Nou Camp dal Barcellona, i giallorossi dovranno andare oltre i propri limiti, cercando di onorare la sfida per rispetto verso i tifosi. In conferenza stampa, Di Francesco ha inizialmente sottolineato proprio quest'aspetto: "Ogni volta è una responsabilità, dobbiamo giocare sempre al meglio. Dobbiamo rispondere al 4-1 subito all'andata. La gente deve essere la nostra arma in più, ma dobbiamo essere noi a trascinarli".
Inevitabile, il passaggio sullo stop casalingo contro la Fiorentina: "Il mio pensiero è stato rispetto all'ultimo allenamento prima dei viola, dove abbiamo provato a sviluppare le soluzioni offensive. In allenamento se non hai cattiveria, lo riporti anche in partita. I ragazzi, a partire dal Barcellona ma anche contro la Fiorentina, sono mancati nel cinismo, che non si compra al supermercato, ma non nell'atteggiamento di squadra. Non concretizzare è un difetto. Ce lo portiamo avanti fin dall'inizio dell'anno. Non è vero però che non si allenano nel giusto modo". E, sul turnover in campionato: "Dobbiamo credere in qualcosa di importante e affrontarla con grande amore e passione. Giocheranno i migliori per confermare che possiamo fare anche un miracolo. Siamo sotto di tre gol e sarà un'impresa difficilissima, ma abbiamo il dovere di provarci, poi penseremo al derby".
In seguito, Di Francesco ha finalmente parlato della sfida contro il Barcellona: "E' normale che sia difficile, ma dobbiamo crederci perché in Champions in casa siamo sempre stati squadra e il Barcellona fuori casa hanno un altro rendimento. All'andata abbiamo fermato Messi e dobbiamo provare a farlo anche domani, provando a togliergli la possibilità di determinare".
Il tecnico della Roma ha infine parlato della mentalità che ancora sembra mancare alla rosa: "Della città non parlo, perché dobbiamo pensare sempre prima alla partita che abbiamo davanti. La mentalità la dobbiamo costruire a casa nostra, dentro a Trigoria. Poi penso spesso di 'mentalità vincente', qui abbiamo vinto pochissimo e dunque non c'è mai stata. Si crea col tempo, con un senso di appartenenza e con la continuità nel lavoro. Tu puoi trascinare la gente con i risultati, non con le chiacchiere. I risultati discontinui, che ci portiamo dietro da tempo, sono il motivo che blocca questa mentalità, non le chiacchiere della città o dei media. Dobbiamo trascinare l'ambiente con i risultati".