Lo scavetto di Calabria a chiudere il triangolo con Kalinic contro i giallorossi fermi a guardare è un po' l'emblema della Roma da dicembre a questa parte. Dopo un inizio campionato altalenante ma comunque caratterizzato da prestazioni buone, la Roma sembra essersi arenata di fronte alle mille difficoltà che sta incontrando. Difficoltà nel rimontare, difficoltà nel gestire. E ieri, difficoltà nell'organizzarsi in campo. Tantissimi gli errori dei giocatori giallorossi, soprattutto dai giocatori che fino ad oggi avevano impressionato più di altri: Kolarov e Nainggolan su tutti.
Il neo acquisto serbo che aveva impressionato nella prima parte della stagione si è spento, complice anche l'assenza di una riserva in grado di farlo rifiatare. Le sue cavalcate sulla fascia, insieme ai ripieghi difensivi, sembrano essere un lontano ricordo di ciò che era Kolarov. Oggi è un giocatore visibilmente stanco che si limita a fare il compitino da terzino senza poter dare quell'arma in più in fase di spinta. E poi, Nainggolan. Discorso analogo anche per lui, troppo sulle gambe, meno incisivo delle volte precedenti ma soprattutto collezionista di errori elementari nella partita contro il Milan. Cosa strana da dire per un giocatore come lui che quest'anno tira molto di meno in porta: appena due i gol messi a segno quest'anno. Bottino che forse potrebbe incrementare con il suo avanzamento nel tridente dietro Dzeko in un 4-2-3-1 spallettiano che lo scorso anno lo esaltò moltissimo. Manca la grinta, mancano le motivazioni. Mancano molte cose alla Roma.
La formazione iniziale di ieri aveva visto escluso un Edin Dzeko sempre presente e dalla titolarità indiscussa. Complice anche l'assenza di una riserva. Schick è tornato ad agire da prima punta ma ormai sembra aver dimenticato il movimento del centravanti. Zero i suoi tiri in porta per tutti i novanta minuti. Anche il turco Under, in un ottimo periodo di forma, si è spento dopo pochi minuti. Una Roma disorganizzata, forse con lo spauracchio della vittoria e l'ansia da prestazione, che scivola dal terzo al quinti posto. Il problema che va oltre il risultato non riesce a trovare una soluzione apparente. Mancano le prestazioni degne di questo nome. Troppo altalenanti, anche quando tutto sembra andare per il verso giusto, come contro lo Shakhtar. Cinquanta minuti perfetti e poi il tracollo, figlio dell'errore del singolo che poi però si riversa sul collettivo. Subentra la paura e le gambe non rispondono. Ed è così che la squadra si trova letteralmente nelle mani di Alisson, miracoloso su Kalinic ed in molte altre occasioni fino ad oggi.
Di Francesco immaginava di trovare difficoltà cambiando panchina ma forse non si aspettava una quantità di problemi come questi che stanno affliggendo la sua Roma. La squadra è stanca e mancano riserve. Ed in alcuni ruoli, anche dei titolari. Un mercato poco oculato e sicuramente costretto dalle logiche del Fai Play finanziario non ha portato un sostituto degno del partente Salah, giocatore utilissimo alla causa romanista. La spesa ingente per Schick si è rivelata un flop e forse oggi possiamo dirlo senza patemi e senza paura di esporsi troppo. Falcidiato dagli infortuni, i soldi spesi fino ad ora non hanno certo ripagato la rosa. Un solo gol all'attivo, inutile ed in coppa Italia, è lo specchietto della partita di ieri dove non ha mai tirato in porta. Questa crisi personale si allarga insieme all'intero comparto d'attacco giallorosso che vede in crisi anche il capocannoniere in carica della serie A. L'ingresso di Dzeko non ha portato alcun beneficio, tantomeno un'ideale 4-2-4 d'attacco. Donnarumma non è mai stato impegnato seriamente e la difesa sorretta da Bonucci e Romagnoli non ha nemmeno patito con difficoltà gli attacchi della Roma.
Una lupa ferita nell'orgoglio che dal sedici dicembre ha trovato la vittoria solamente tre volte. Consecutive tra l'altro contro l'Udinese e contro i due fanalini di coda. Insieme ai risultati che non arrivano, anche le prestazioni scendono di qualità, match dopo match. Di Francesco dovrà rimboccarsi le maniche per salvare la stagione e garantire un ingresso in Champions League, anche dal quarto posto. Fondamentale entrare nell'Europa che conta per scrollarsi da dosso tutti (o almeno gran parte) i problemi del Fair Play Finanziario. Sperando in un mercato più oculato ed in scelte di formazione meno integraliste.