Questione di tattica. Oppure di mentalità? La Roma di Eusebio Di Francesco è tornata finalmente alla vittoria, scaccia-crisi se ce n'è una, nella trasferta di Verona. Una prova non esaltante, brillante fino ad un certo punto, ma l'importante, come detto, era portare a casa i tre punti per invertire la rotta, rompere nuovamente il ghiaccio ed un incantesimo negativo che durava oramai da troppo tempo. Il gol di Under dopo soli quaranta secondi ha fatto saltare il banco della difesa dell'Hellas, mai in partita fino all'espulsione di Pellegrini. In quell'ora di gioco la squadra capitolina ha fatto vedere qualche segnale di miglioramento, dal punto di vista del gioco e della produzione offensiva, vero tarlo del tecnico pescarese negli ultimi mesi.
L'asfissia totale in zona gol nelle ultime partite ha obbligato Di Francesco ad optare nella trasferta in terra scaligera ad un cambio di modulo, chiaramente favorito dalla pochezza della rivale in campo. Tuttavia, il posizionamento più avanzato di Nainggolan di dieci metri ha consentito ai giallorossi di alzare il baricentro dell'azione con più facilità rispetto alle ultime uscite, oltre a portare una pressione più efficace ed immediata sui portatori di palla avversari. Soluzioni dettate anche dal tipo di gara impostato dalla Roma, e dal vantaggio che ha chiaramente spianato la strada verso una gara di controllo e di gestione del vantaggio. La mole di gioco profusa nel lasso temporale intercorso tra il gol del turco e l'espulsione dell'ex Sassuolo è stata più che soddisfacente, con Dzeko ed El Shaarawy spesso pericolosi in zona gol, sebbene l'imprecisione dei due non abbia portato ai frutti sperati.
La vicinanza di Nainggolan al centravanti bosniaco non ha soltanto dato i frutti sperati in fase di non possesso, ma anche in quella di impostazione. Il belga ha confermato da questo punto di vista la sua abilità nella visione di gioco, nello smistamento della palla e soprattutto ha colmato quel vuoto totale che spesso si aveva alle spalle dell'unica punta centrale, riempiendolo con giocate di qualità e presenza fisica, la quale ha spesso costretto la difesa del Verona ad accentrarsi lasciando ulteriori spazio sulle corsie laterali, aggredite con efficacia sia da Florenzi ma soprattutto da Kolarov.
L'atteggiamento più aggressivo in partenza ha anche permesso al resto della squadra di avere un piglio differente rispetto al passato. “Forse abbiamo mollato mentalmente” sentenziò Strootman qualche giorno fa, sensazione che non si è avvertita nell'ora e mezza di gioco al Bentegodi, anzi. Nelle difficoltà nel restare un uomo in meno la squadra si è stretta attorno ad Alisson ed alla difesa, con Fazio e Manolas che hanno tenuto alta la concentrazione e la linea difensiva senza mai offrire occasioni clamorose ai rivali di Pecchia. Insomma, dalla trasferta di Verona la Roma esce con qualche certezza in più rispetto ai tantissimi dubbi delle ultime settimane: un viatico, seppur da confermare, che potrebbe far uscire Di Francesco ed i suoi dal baratro.